Grazie ai progressi della medicina la mortalità correlata allo scompenso cardiaco è diminuita nel tempo. Se però da un lato ciò ha permesso di raggiungere un importante traguardo è anche vero, al tempo stesso, che ha condotto ad un aumento dei pazienti che convivono con la patologia e, di conseguenza, ad un aumento dei ricoveri ospedalieri per HF. Tale ospedalizzazione rappresenta un grosso onere per il nostro sistema sanitario. L'Hospital Readmission Reduction Program (HRRP) è stato creato per incentivare interventi volti a ridurre i ricoveri ospedalieri in tutte le malattie, con particolare interesse alle ospedalizzazioni relative allo scompenso cardiaco.
L'insufficienza cardiaca (HF) è una condizione cronica e progressiva che colpisce milioni di persone in tutto il mondo e pone importanti sfide a pazienti, assistenti e sistemi sanitari.[1]
Il rischio di HF nel corso della vita negli Stati Uniti rimane elevato, variando dal 20 al 45% tra gli over 45; inoltre il 10% dei pazienti presenta la patologia in fase avanzata.[1]
Sebbene sia stato riportato che più del 40% dei pazienti con HF muoia entro 5 anni dalla diagnosi iniziale, negli ultimi decenni la sopravvivenza è aumentata drasticamente.[1] La diminuzione della mortalità per HF rappresenta un successo per la comunità scientifica ed è dovuta in particolar modo agli importanti traguardi raggiunti nel campo della medicina per ciò che concerne il trattamento della patologia.[1]
Le strategie di trattamento dei pazienti con scompenso cardiaco prevedono terapie personalizzate che variano in funzione della causa sottostante la patologia e dello stato di quest’ultima. I sistemi di classificazione per tale condizione patologica sono stati forniti dalla New York Heart Association e dall'American College of Cardiology/American Heart Association e sono utili per valutare lo stato dello scompenso cardiaco al fine di ottimizzare il trattamento.[2]
Ad oggi, i beta-bloccanti, gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE) e i diuretici costituiscono da tempo terapie standard per i pazienti con scompenso cardiaco.[3]
Se da un lato la comunità scientifica è incoraggiata dai promettenti risultati delle terapie, confermati dalla riduzione della mortalità per HF, dall’altro lato questa situazione pesa sui sistemi sanitari poiché l’aumento della sopravvivenza si traduce anche in un continuo aumento del numero di pazienti che convivono con la patologia, ma soprattutto a frequenti ricoveri ospedalieri.[1]
Inoltre, le recenti previsioni suggeriscono che entro il 2030 il numero di pazienti che convivono con la patologia subirà un ulteriore aumento del 46%, aumento che desta grande preoccupazione per la gestione della degenza ospedaliera di tali pazienti.[1]
Difficoltà nella gestione dei pazienti con HF
Un’attenta gestione della patologia, centrata sul paziente, è la migliore strategia per contrastare l’aumento dell’ospedalizzazione, e ancora di più, della ri-ospedalizzazione di tali pazienti. Sfortunatamente spesso la gestione del paziente affetto da HF è tutt’altro che semplice.[1]
Negli Stati Uniti la questione risulta particolarmente complessa per i pazienti di basso status socioeconomico; per questi ultimi, infatti, l’HF rappresenta un vero e proprio fardello a causa delle tante difficoltà che questi pazienti incontrano, come ad esempio la difficoltà di seguire la terapia, i disagi incontrati durante la gestione di quest’ultima ed il limitato supporto da parte degli assistenti, quando necessario.[1] L'accesso limitato a servizi sanitari di qualità, tra cui cure primarie, cure specialistiche e farmaci, è un ostacolo fondamentale per i pazienti con basso status socioeconomico che presentano HF negli Stati Uniti.[1] È stato dimostrato che problemi economici, mancanza di assicurazione sanitaria e di una stabile dimora impediscono un accesso tempestivo, necessario per interventi medici essenziali e cure adeguate durante i periodi di follow-up.[1] Inoltre, in questa categoria di pazienti si registra un elevato tasso di non aderenza ai farmaci ed alla terapia prescritta, a causa di problemi legati ai costi, che porta ad una gestione non ottimale della malattia e, di conseguenza, a tassi di riammissione in ospedale più elevati.[1]
Gli individui provenienti da contesti socioeconomici bassi spesso sperimentano significativi fattori di stress psicosociale, come difficoltà finanziarie croniche, isolamento sociale e discriminazione, che sono stati collegati ad un aumento dei tassi di riammissione ospedaliera per HF.[1] Inoltre lo stress cronico associato a questi fattori può anche incidere sui sintomi della patologia, andandoli ad esacerbare e compromettendo i comportamenti di auto-cura e dunque il successo terapeutico.[1]
Interventi per ridurre i ricoveri per insufficienza cardiaca nei pazienti con basso status socioeconomico
Gli interventi che si possono mettere in atto al fine di migliorare la difficile condizione di questa categoria di pazienti particolarmente vulnerabile prevedono un approccio multidisciplinare che mira a modificare diversi aspetti che agiscono sullo stato di salute.[1] Sicuramente, infatti, la definizione di un corretto e chiaro piano terapeutico specifico per il singolo paziente, una corretta gestione delle dimissioni ospedaliere e la “presenza” di un vero e proprio team di supporto al paziente, sono tutti aspetti necessari al fine di gestire al meglio la patologia; tuttavia anche altri fattori che potrebbero sembrare meno incisivi sono fondamentali. Tra questi rientra a pieno titolo il supporto non solo medico, ma anche sociale di questa particolare categoria di pazienti con uno sforzo coordinato di tutto il sistema assistenziale e sanitario che duri tutto il corso della vita dei pazienti stessi.[1] Il supporto dei caregiver, ad esempio, è una parte necessaria dell'assistenza ottimizzata per i pazienti con scompenso cardiaco e basso status socio-economica e gli sforzi futuri dovrebbero considerare interventi che forniscano tale supporto. [1] I caregiver possono, infatti, essere particolarmente importanti per ridurre i ricoveri e le riammissioni ospedaliere tra le persone meno abbienti, grazie all’importante ruolo da essi svolto, che consente di superare alcuni limiti sociali ed organizzativi dei pazienti con bassa posizione socio-economica.[1]
Data la centralità del caregiver per l’assistenza complessiva dei pazienti con HF, gli interventi futuri dovrebbero essere volti non solo ad incentivare la presenza di tale figura, in particolar modo nei pazienti che vivono un difficile contesto socio-economico, ma anche a fornire a tale categoria il supporto necessario che ponga tali operatori nelle migliori condizioni di lavoro.[1]
Bibliografia:
Lo Scompenso Cardiaco rappresenta una patologia estremamente rilevante, la cui prognosi è simile ai tumori severi. In Italia a soffrirne sono circa 600mila persone e si stima che la sua prevalenza raddoppi a ogni decade di età
Lo Scompenso Cardiaco rappresenta una patologia estremamente rilevante, la cui prognosi è simile ai tumori severi. In Italia a soffrirne sono circa 600mila persone e si stima che la sua prevalenza raddoppi a ogni decade di età
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