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Come rimanere al lavoro fino a 72 anni e le nuove finestre per il pensionamento. Smi: norma sbagliata

Previdenza Redazione DottNet | 15/02/2024 17:31

La misura più impattante sui medici che aspettano con ansia di agganciare il primo momento utile per lasciare l’ospedale e riprendere possesso del proprio tempo è il progressivo allungamento delle finestre di uscita

Medici al lavoro fino a 72 anni. Le Commissioni riunite Affari Costituzionali e Bilancio della Camera hanno approvato l'emendamento al Milleproroghe, a firma Luciano Ciocchetti e altri deputati di Fdi, che allunga l'età pensionabile dei medici. Un emendamento già più volte presentato e ritirato, e che aveva suscitato la reazione polemica dei diretti interessati, i camici bianchi. La discussione generale è già cominciata; nel corso dei lavori il governo ha posto  la questione di fiducia come già annunciato nei giorni scorsi. La votazione è attesa per lunedì. "Anche al fine di far fronte alle esigenze di formazione e tutoraggio del personale assunto e dei medici con contratto di formazione specialistica, nonché di fronteggiare la grave carenza di personale - si legge nel testo riformulato, che ha ottenuto l'ok - le aziende del Servizio sanitario nazionale, fino al 31 dicembre 2025, possono trattenere in servizio, su istanza degli interessati, i dirigenti medici e sanitari dipendenti del Servizio sanitario nazionale, in deroga ai limiti previsti dall'articolo 15-novies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, fino al compimento del settantaduesimo anno di età e comunque entro la predetta data". Le disposizioni, si precisa, "si applicano anche ai dirigenti medici e sanitari e ai docenti universitari che svolgono attività assistenziali in medicina e chirurgia. I dirigenti medici e sanitari dipendenti del Servizio sanitario nazionale e i docenti universitari che svolgono attività assistenziali in medicina e chirurgia, trattenuti in servizio ai sensi del presente comma, non possono mantenere o assumere incarichi dirigenziali apicali di struttura complessa o dipartimentale. I dirigenti, trattenuti in servizio ai sensi del presente comma, non possono mantenere o assumere incarichi dirigenziali apicali di livello generale". "Il Decreto Mille Proroghe arriva in Aula alla Camera dei Deputati insieme alla possibilità per i dirigenti medici, sanitari e i docenti universitari di medicina, di andare in pensione a 72 anni su base volontaria ma rinunciando all'attuale ruolo apicale; consideriamo questa eventualità sbagliata!", dice Pina Onotri Segretario Generale del Sindacato Medici Italiani.

 "Ancora una volta non si mettono in discussione le politiche dei tetti di spesa in sanità che impediscono nuove assunzioni per il Servizio Sanitario Nazionale mentre si aumenta l’età pensionabile a 72 anni per i medici dipendenti. Questa scelta non può rappresentare una soluzione. Vi sono oggettive difficoltà, infatti, per gli ultra settantenni a sobbarcarsi di carichi di lavoro, ancora di più se consideriamo come si possa affrontare un tema così delicato, come la salute, affidandolo a persone che dopo una vita di lavoro dovrebbero essere, giustamente, in pensione", aggiunge Onotri. "Per far fronte al bisogno di salute dei i cittadini non servono misure tampone che penalizzano ancor di più i medici, in fuga, ormai, dal SSN per i carichi di lavoro insopportabili e per le retribuzioni non adeguate. Occorrono scelte strutturali per far forte alla grave carenza di medici del Servizio Sanitario Nazionale", commenta la sindacalista: "Si varino misure urgenti per calcolare il fabbisogno nazionale di specialisti per le reali esigenze della popolazione e sulla tipologia della stessa popolazione che si deve assistere. Occorre delineare una programmazione seria da subito e non varare misure estemporanee e penalizzanti per il lavoro dei medici", conclude Onotri. 

Intanto come si ricorderà, il Governo ha fatto una parziale marcia indietro sul taglio delle pensioni dei medici dipendenti (principalmente gli ospedalieri con iscrizione alla ex Cassa Pensioni Sanitari dell’Inpdap e con un’anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 inferiore ai 15 anni). In sintesi, il taglio sulla quota di pensione calcolata con il sistema retributivo (contributi versati sino al 31 dicembre 1995) è stato eliminato sui trattamenti di vecchiaia e mantenuto soltanto su quelli anticipati, però i medici e gli infermieri hanno la possibilità di ridurlo progressivamente fino ad azzerarlo, se rimangono in servizio fino a 3 anni dopo il raggiungimento dei requisiti per il trattamento anticipato.  Ma il Ministero dell’Economia aveva già utilizzato i risparmi che aveva stimato di ottenere dalla versione originaria del provvedimento, ed ha quindi messo in campo delle ulteriori misure correttive per ottenere nuove economie di spesa.

La più impattante sui medici che aspettano con ansia di agganciare il primo momento utile per lasciare l’ospedale e riprendere possesso del proprio tempo è il progressivo allungamento delle finestre di uscita. Sino ad oggi, ed ancora per tutto il 2024, per andare in pensione anticipata (escludendo i canali secondari come la Quota 103, che sono molto penalizzanti) secondo i requisiti della legge Fornero, occorrono 42 anni e 10 mesi di contributi, a cui occorre aggiungere tre mesi di finestra, cioè tre mesi di attesa per percepire effettivamente la pensione. Praticamente, quindi, ci vogliono 43 anni ed 1 mese di servizio, un anno in meno per le donne.

Il comma 162 della Legge di Bilancio (legge 30 dicembre 2023, n. 213) aumenta per il futuro questo differimento. Prevede infatti che, per i soggetti la cui pensione è liquidata a carico di alcune Casse ex Inpdap, tra cui appunto la Cassa Pensioni Sanitari, il trattamento pensionistico anticipato decorre dopo che siano trascorsi:

      • tre mesi dalla data di maturazione dei requisiti contributivi se gli stessi sono maturati entro il 31 dicembre 2024;
      • quattro mesi dalla data di maturazione dei medesimi requisiti se gli stessi sono maturati entro il 31 dicembre 2025;
      • cinque mesi dalla data di maturazione dei medesimi requisiti se gli stessi sono maturati entro il 31 dicembre 2026;
      • sette mesi dalla data di maturazione dei medesimi requisiti se gli stessi sono maturati entro il 31 dicembre 2027;
      • nove mesi dalla data di maturazione dei medesimi requisiti se gli stessi sono maturati a decorrere dal 1° gennaio 2028.

Quindi, a prescindere dal fatto che, a partire dal 2025, anche i 42 anni e 10 mesi del requisito di base potrebbero aumentare (per effetto dell’anticipazione degli adeguamenti alla speranza di vita, disposta dal comma 521 della legge di bilancio), per i medici ospedalieri la data di effettivo pensionamento anticipato nei prossimi anni andrà a variare così:

      • 43 anni e 1 mese di servizio nel 2024;
      • 43 anni e 2 mesi nel 2025;
      • 43 anni e 3 mesi nel 2026;
      • 43 anni e 5 mesi nel 2027;
      • 43 anni e 7 mesi dal 2028 in poi.

Alcune notazioni finali:

    • Le donne possono sempre andare in pensione un anno prima;

Le finestre, se si rimane in servizio, riducono la penalizzazione della quota retributiva della pensione, sempre se si hanno meno di 15 anni di servizio al 31 dicembre 1995; così ad esempio,

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