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Età anagrafica per la pensione di vecchiaia: 67 anni fino al 2028

Previdenza Redazione DottNet | 13/12/2023 18:47

L'Istat ha calcolato che, ad oggi, la speranza di vita non è aumentata, ma diminuita di un mese

È stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 17 ottobre 2023 il Decreto del Ministero dell’Economia del 18 luglio 2023, in ordine alla variazione dei requisiti anagrafici per l’accesso ai trattamenti pensionistici nel biennio 2025-2026, sulla base della speranza di vita, come certificata dall’Istat.

La norma contiene ottime notizie per i futuri pensionati Inps, in quanto anche per il biennio 2025-2026 non ci saranno variazioni, e quindi l’età per la pensione di vecchiaia rimarrà fissata a 67 anni, sia per gli uomini sia per le donne.

La normativa attuale prevede che l'età per il pensionamento venga rivista ogni biennio e fissata sulla base della variazione della speranza di vita calcolata dall'ISTAT per i 65enni. L'ISTAT ha calcolato che, ad oggi, la speranza di vita non è aumentata, ma diminuita di un mese. Dal momento che le variazioni negative non comportano modifiche, i requisiti per la pensione di vecchiaia, sia per il sistema misto sia per il contributivo, restano i 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi versati.

Invariata anche l'età per la pensione anticipata contributiva: 64 anni di età, con almeno 20 di contributi e con un primo assegno di importo non inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale (requisito, questo, che sembra destinato ad attenuarsi nella prossima legge di bilancio). Resta stabile anche la pensione di vecchiaia contributiva, che si consegue a 71 anni, con almeno cinque anni di contribuzione. Non cambiano neppure i requisiti richiesti a chi svolge attività usuranti (66 anni e 7 mesi) ed ai lavoratori precoci, che hanno almeno un anno di contributi prima dei 19 anni (41 anni di contribuzione più finestra mobile di tre mesi). 

Com’è noto, il pensionamento anticipato è attualmente fissato a 41 anni e 10 mesi di contribuzione per le donne, e 42 anni e 10 mesi per gli uomini, con applicazione di una finestra mobile di tre mesi. Questo requisito è certamente stabile fino al 31 dicembre 2024, mentre la prossima legge di bilancio dovrebbe renderlo nuovamente modificabile in funzione della speranza di vita (la normativa in vigore lo aveva bloccato fino al 2026)

La legge prevede comunque possibili recuperi delle diminuzioni in sede di adeguamenti successivi. Questo significa che, in caso di futuri aumenti della speranza di vita, il mese di diminuzione si aggiunge al calo di 3 mesi registrato per il biennio 2023-24 per effetto della pandemia da COVID). Quindi, riepilogando, in caso di future variazioni in aumento, potranno essere "scontati" i 4 mesi di diminuzione complessiva precedente e il requisito non dovrebbe modificarsi neppure dal 2027. È infatti pure previsto dalla legge che l'adeguamento del requisito anagrafico in aumento non può essere superiore a 3 mesi.

In sintesi, quindi, se non cambieranno i parametri previsti dalla legge, anche in presenza di vertiginosi aumenti della speranza di vita, l’età limite per il pensionamento di vecchiaia dovrebbe rimanere di 67 anni fino al 31 dicembre 2028, per passare al massimo a 67 anni e 2 mesi nel 2029 e nel 2030.

Per i medici iscritti all’Enpam non si intravedono modifiche dell’età pensionabile di vecchiaia, attualmente pari a 68 anni. Del resto, dato che questo requisito è più alto dei 67 anni richiesti dall’Inps (ad esempio nel caso dei medici ospedalieri), appare improbabile nel medio periodo un suo inasprimento, che verrebbe letto come una penalizzazione eccessiva nei confronti di convenzionati e liberi professionisti.

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