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Riforma contributi e pensioni quota B Enpam: luci e ombre per i liberi professionisti

Previdenza Redazione DottNet | 30/11/2023 17:09

Le modifiche regolamentari, che, oltre agli immancabili aumenti dei prelievi contributivi, stavolta contemplano anche un aumento, per quanto lieve, dei rendimenti previdenziali

Le modifiche regolamentari, che, oltre agli immancabili aumenti dei prelievi contributivi, stavolta contemplano anche un aumento, per quanto lieve, dei rendimenti previdenziali

Come si apprende dal testo del bilancio preventivo 2024 dell’Enpam, la Gestione "Quota B" del Fondo di previdenza generale dell’Enpam sta per essere interessata da importanti modifiche regolamentari, che, oltre agli immancabili aumenti dei prelievi contributivi, stavolta contemplano anche un aumento, per quanto lieve, dei rendimenti previdenziali.

Com’è noto, a norma del Regolamento del Fondo di Previdenza Generale, gli iscritti alla gestione "Quota B" sono tenuti a versare il contributo obbligatorio, proporzionale al reddito professionale prodotto nell’anno precedente, sulla base di diverse aliquote contributive (attualmente pari al 19,50%, 9,75% e 2%), applicate fino ad un determinato limite reddituale annualmente rivalutato.

Indipendentemente dalla misura dell’aliquota contributiva, sull’importo di reddito professionale eccedente questo limite, il contributo è determinato con aliquota dell’1%. 

A seguito dell’introduzione (effettuata con Delibera dell’Assemblea Nazionale del 29 aprile 2023) del nuovo sistema di determinazione dei contributi dovuti alla "Quota A" (100% dell’indice Istat più 3 punti percentuali), sulla base dei quali viene calcolato il reddito esente da contribuzione presso la "Quota B", l’Enpam ha dovuto appunto procedere ad un innalzamento del limite di reddito oltre il quale il contributo è determinato con l’aliquota dell’1%. Il progressivo aumento dell’importo del reddito virtualmente assoggettato alla "Quota A", senza un adeguato contrappeso, avrebbe infatti determinato una contrazione dell’imponibile della "Quota B", con conseguenti riflessi negativi sull’importo dei contributi dovuti e, a cascata, in termini di adeguatezza delle relative prestazioni. Pertanto, il Consiglio di Amministrazione dell’Enpam ha deliberato un graduale innalzamento del limite di reddito, secondo la seguente cadenza:

    • nell’anno di reddito 2023 (contributo 2024) € 130.000;
    • nell’anno di reddito 2024 (contributo 2025) € 140.000;
    • nell’anno di reddito 2025 (contributo 2026) € 150.000;
    • nell’anno di reddito 2026 (contributo 2027) € 160.000;
    • nell’anno di reddito 2027 (contributo 2028) € 170.000;
    • e successivamente crescente sulla base del 100% dell’indice Istat, applicato annualmente.

A questo ulteriore sacrificio richiesto agli iscritti con redditi professionali medio-alti, fa però finalmente da contraltare un aumento generalizzato delle aliquote di rendimento, quindi un miglioramento del beneficio pensionistico, effettuato secondo questa cadenza: 

    • aliquota ordinaria attuale: 1,25%;
    • dall’anno di reddito 2023 fino all’anno di reddito 2025: 1,30%;
    • dall’anno di reddito 2026 fino all’anno di reddito 2028: 1,35%;
    • dall’anno di reddito 2029, a regime: 1,40%.

Vengono ovviamente aumentate, in proporzione, anche le altre aliquote di rendimento previste dal Regolamento. Questa modifica, in prospettiva, giova in particolare ai professionisti più giovani, che vedranno loro applicate aliquote di rendimento inferiori rispetto a quelle dei colleghi in età prossima alla pensione. Fino all’anno 2011, infatti, l’aliquota di rendimento era pari all’1,75%, a fronte di una aliquota contributiva ordinaria pari al 12,50%; dall’anno di reddito 2012, con la riforma previdenziale, tale rendimento è stato invece ridotto all’1,25%. Le modifiche deliberate non sono ancora operative, perché ancora in attesa dell’approvazione ministeriale, ma si ritiene che possano diventare effettive quanto prima.

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