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Leucemia mieloide acuta, studio per definire la migliore cura in caso di recidiva

Oncologia Redazione DottNet | 12/10/2023 19:18

Impact-Aml coinvolge 350 pazienti da 50 centri Ue, ed è promosso e coordinato dall'Istituto 'Dino Amadori' Irccs di Meldola

Definire la migliore terapia contro la leucemia mieloide acuta in seconda linea, ovvero per i pazienti con recidiva del tumore o refrattari alle cure.Per questi malati sono disponibili diversi trattamenti che rientrano nell'approccio intensivo oppure in quello più blando: l'obiettivo è ora individuare la sequenza di cure migliore grazie a una nuova sperimentazione clinica.  La strada è tracciata dallo studio IMPACT-AML, uno dei pochi progetti che rientrano nella “Mission Cancer” della Commissione Europea, promosso e coordinato dall’Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori “Dino Amadori” - IRST IRCCS di Meldola (Forlì – Cesena), che coinvolgerà circa 350 pazienti da 50 centri europei. “La leucemia mieloide acuta è un tumore del sangue aggressivo, estremamente eterogeneo, caratterizzato dalla proliferazione incontrollata di cellule immature del midollo osseo, i blasti, con uno sviluppo molto rapido”, spiega Giovanni Martinelli, Direttore Scientifico dell’Istituto ‘Dino Amadori’. “I sintomi dipendono dalla progressiva infiltrazione delle cellule leucemiche nel midollo, che perde la capacità di esercitare le sue funzioni e di produrre le cellule del sangue.

Anemia, stanchezza, pallore, sanguinamenti ed ematomi, legati alla carenza di piastrine, e infezioni sono i principali sintomi di questa malattia ematologica, che colpisce ogni anno in Italia circa 3.600 persone”.

La maggioranza dei casi si presenta in età avanzata e l’età media alla diagnosi è di 69 anni. Le alterazioni dei valori dell’emocromo portano alla diagnosi, che passa anche attraverso il prelievo di midollo osseo”. La leucemia mieloide acuta (AML) è una patologia particolarmente aggressiva, infatti la sopravvivenza a 5 anni, a seconda dell’età, oscilla fra il 20% e il 40-45% e non supera i 12 mesi per i pazienti con malattia in recidiva o refrattaria. “Le risposte alla chemioterapia intensiva di prima linea possono essere di breve durata e il rischio di recidiva è alto – continua Martinelli – dopo la risposta iniziale, in circa il 50% dei casi la malattia si ripresenta entro un anno. La rapidità e accuratezza della terapia sono fondamentali, soprattutto nei casi di recidiva. Da qui l’importanza di definire la migliore sequenza di cure in seconda linea”.

Ci sono tre azioni principali che il consorzio intraprenderà durante il progetto: uno studio clinico prospettico per aumentare le opportunità di cura nei pazienti pediatrici con leucemia acuta; per gli anziani e i fragili, invece, verrà promosso un più rapido ed efficace accesso alle molecole sperimentali; infine, per i pazienti che non rientrano in queste categorie, sarà lanciato un nuovo studio pragmatico e randomizzato sulla miglior sequenza di trattamenti da seguire.

 “Oggi, per i pazienti con leucemia mieloide acuta recidivati o refrattari, sono disponibili diversi trattamenti che differiscono tra un approccio a maggiore intensità rispetto ad uno meno intensivo, ma non sappiamo quale sia la sequenza migliore, cioè non è ancora noto quale delle due strategie sia opportuno adottare in seconda linea”, afferma Oriana Nanni, Direttore Unità di Biostatistica e Sperimentazione Clinica dell’IRST ‘Dino Amadori’, referente del Programma Innovazione e Ricerca AUSL Romagna e IRST - IRCCS e direttrice CRO-IRST. “Nello studio IMPACT-AML sono considerati aspetti come la qualità della vita, la sostenibilità e l’accessibilità alle terapie e, soprattutto, la sopravvivenza del paziente. Il grande impatto di questo lavoro è che abbiamo ideato uno studio clinico pragmatico e randomizzato, ovvero che prevede criteri di inclusione molto più ampi, per cui possono essere coinvolti anche pazienti anziani, fragili, con comorbidità e donne: di solito categorie poco rappresentate negli studi sponsorizzati dalle case farmaceutiche”.

Il primo centro sarà attivo entro ottobre 2024 e il primo paziente sarà arruolato entro la fine del prossimo anno. La conclusione dello studio è prevista a marzo 2028. “IMPACT-AML rappresenta una grande sfida frutto di un’équipe interdisciplinare composta da ematologi, data manager e dall’ufficio ricerca – conclude Martinelli – L’IRST di Meldola può essere promotore e coordinatore di questo importante studio, perché ha competenze specifiche e organizzative maturate in decenni, con una forte tecnostruttura a supporto della ricerca”.

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