Cinieri: "Sono problemi che interessano quasi tutte le patologie oncologiche"
Le disfunzioni sessuali sono presenti già al momento della diagnosi in oltre il 50% dei casi di cancro. Tendono poi ad aumentare nettamente in seguito ai trattamenti oncologici. Emblematico è il tumore del seno, in cui fino al 60% delle pazienti lamenta problematiche sessuali e difficoltà di relazione con il partner, dopo la scoperta della malattia e le successive cure. Questi problemi legati alla sfera sessuale non devono rappresentare un tabù e vanno affrontati in modo multidisciplinare. Possono infatti influenzare la qualità della vita, l'aderenza alla terapia e gli esiti clinici complessivi della malattia. E' questo l'appello lanciato nei giorni scorsi dagli esperti riuniti a Solomeo (Corciano, Perugia) in occasione dell'apertura del convegno nazionale 'Mi amo ancora: la sessualità nell'era dell'innovazione terapeutica del tumore della mammella'.
"Quando viene diagnosticato un tumore si va incontro a profondi cambiamenti che possono avere un impatto negativo sul desiderio e la salute sessuale - spiega Alessandra Fabi, consigliere nazionale dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) e responsabile scientifico del convegno - La neoplasia mammaria colpisce una parte molto particolare del corpo femminile da sempre sinonimo di maternità e femminilità, ma anche di erotismo.
"Sono problemi che interessano quasi tutte le patologie oncologiche - sottolinea Saverio Cinieri (nella foto), presidente di Fondazione Aiom e membro del comitato scientifico del convegno - Nel carcinoma vescicale più dell'80% dei pazienti, sia uomini che donne, lamentano dolore durante il coito, difficoltà nel raggiungere l'orgasmo, forte calo del desiderio e continui episodi di disfunzione erettile. Lo stesso avviene nel tumore del colon-retto, in quelli del distretto della testa-collo e anche nei carcinomi ginecologici o urologici. Le disfunzioni sessuali devono essere contrastate anche a livello psicologico attraverso il supporto di specialisti adeguatamente preparati. Il sessuologo o lo psiconcologo dovrebbero perciò entrare nei team multidisciplinari attivi nelle Breast Unit. Possono dare un loro prezioso contributo e aiutare una donna a superare un tumore mammario".
"Come avviene per la fertilità, anche la sessualità andrebbe garantita e preservata in tutti i pazienti - rimarca Amalia Vetromile, responsabile progetto SexandtheCancer* e membro del comitato scientifico del convegno - Le donne incontrano però maggiori difficoltà a comunicare con i clinici. Presentano una probabilità significativamente inferiore che l'équipe medica si occupi della loro salute sessuale. A differenza che per gli uomini, i trattamenti disponibili sono quasi tutti a pagamento, con disparità di accesso alle cure, con un conseguente incremento della 'tossicità finanziaria'. Questo fenomeno non è più accettabile, soprattutto in questo momento storico nel quale l'aspettativa di vita sta migliorando anche per i casi più gravi di cancro".
"La letteratura scientifica sulla sessualità nei pazienti oncologici è ancora carente a livello mondiale - prosegue Francesco Perrone, presidente nazionale Aiom - Come società scientifica siamo impegnati in questa tematica e abbiano creato uno specifico working group. Al momento sta lavorando, con un approccio multidisciplinare, per migliorare la preparazione degli oncologi italiani. A breve pubblicheremo una revisione sulle disfunzioni sessuali ed eventuali approcci terapeutici che colpiscono in corso di diagnosi di tumore le donne, gli uomini, la comunità Lgbtqia+. Vogliamo fornire uno strumento di lavoro utile a tutti i clinici". Assicura Fabi: "Garantire ai pazienti oncologici il diritto a vivere la propria sessualità è oggi un obiettivo raggiungibile - precisa Fabi - Dobbiamo aiutare le donne e tutti i pazienti oncologici a superare i propri timori e vergogne e riuscire ad affrontare questi temi con l’intero team medico curante. I clinici a loro volta devono essere più preparati e abituati a dialogare con i malati anche su aspetti più intimi, ma non per questo meno secondari della malattia. Se oggi noi oncologi affrontiamo con i nostri pazienti il tema della sessualità e le sue disfunzioni, è anche la dimostrazione che riusciamo a sconfiggere con sempre maggiore frequenza il cancro o renderlo quanto più vivibile".
"Il convegno Mi amo ancora rappresenta per Solomeo una nuova esperienza al servizio della ricerca scientifica per la salute delle nostre comunità - conclude Stefano Gabrielli, assessore Giunta di Corciano e presidente Filarmonica Solomeo - Ospitare oncologi provenienti da tutta Italia che per 2 giorni confronteranno e svilupperanno nuove tecniche contro i tumori ci offre la possibilità di essere ancora più vicini a chi ha bisogno di un'attenzione particolare. La Filarmonica è la comunità di Solomeo sono felici con contribuire alle finalità dellìevento a cui si aggiungerà la promozione e la valorizzazione dei nostri territori".
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