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La sepsi è responsabile di 11 milioni di morti all'anno

Infettivologia Redazione DottNet | 13/09/2023 14:46

Causa il 20% della mortalità globale, 1 decesso su 4 tra bambini

Cinquanta milioni di casi ogni anno; 11 milioni di morti, pari a circa un quinto della mortalità globale; quasi 3 milioni di decessi in bambini al di sotto dei 5 anni. Sono i numeri della sepsi ricordati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità in occasione della Giornata mondiale per la lotta alla sepsi, che si celebra il 13 settembre. La sepsi è una complicanza di un'infezione, soprattutto causata da batteri. Consiste in una risposta infiammatoria eccessiva dell'organismo all'aggressione da parte degli agenti infettivi, che finisce per danneggiare i tessuti e gli organi e, senza una cura tempestiva, può provocare la morte.

  Secondo gli ultimi dati dell'Oms, le maggiori cause di sepsi nel mondo sono le malattie diarroiche (da 9,2 a 15 milioni di casi all'anno) e le infezioni delle basse vie respiratorie (1,8-2,8 milioni). Di pari passo all'invecchiamento della popolazione, però, crescono i casi di sepsi legati alle malattie non trasmissibili: un terzo dei casi di sepsi e quasi la metà di tutti i decessi, secondo l'Oms, sono correlati a danni causati dalle malattie croniche. Inoltre, il fenomeno, in futuro, potrebbe essere complicato dall'espansione di batteri resistenti agli antibiotici.

"La sepsi è responsabile di un quinto dei decessi mondiali e l'85% si verifica nei Paesi a basso e medio reddito", ha rimarcato il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus in un messaggio video. "Tuttavia, sappiamo che questa malattia può essere evitata con le vaccinazioni, una diagnosi tempestiva e l'accesso a trattamenti appropriate ed efficaci". Nel 2017 l'Assemblea Mondiale della Sanità ha adottato una risoluzione dedicata alla prevenzione, alla diagnosi e alla gestione clinica della sepsi. "Sono felice che il focus dell'evento di quest'anno evento sia proprio l'implementazione della risoluzione dell'Oms a livello nazionale e globale", ha concluso Tedros.

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