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Coldiretti, con il pesce straniero un allarme salute a settimana

Nutrizione Redazione DottNet | 14/07/2023 12:03

Nell'ordine la Black List di Coldiretti parte dal "pesce spada spagnolo per l'alto contenuto di mercurio, seguito dalle ostriche francesi dove è stata riscontrata la presenza di norovirus"

In Italia è scattato ben più di un allarme alimentare alla settimana sul pesce straniero per un totale di 63 notifiche che rappresentano l'86% di tutte quelle relative ai prodotti ittici consumati sul territorio nazionale durante l'anno. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base delle elaborazioni del Sistema di allerta rapido (Rassf) nel 2022 diffusa al porto di San Benedetto del Tronto, uno dei più importanti scali pescherecci italiani, dove il Villaggio Contadino apre con la clamorosa protesta dei pescatori, insieme al ministro per le Politiche Agricole e la Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida e al presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

  Protesta che è diretta verso le nuove politiche Ue con il divieto, tra l'altro della pesca a strascico, che rappresenta una parte importante della business della pesca italiana, il cui prodotto offre maggiori garanzie per la salute. Sul molo è stata allestita una tavola con la top ten dei pesci stranieri più pericolosi.
Nell'ordine la Black List di Coldiretti parte dal "pesce spada spagnolo per l'alto contenuto di mercurio, seguito dalle ostriche francesi dove è stata riscontrata la presenza di norovirus". "Al terzo le cozze ancora dalla Spagna - continua Coldiretti - dove sono stati trovati escherichia coli e salmonella. Attenzione anche al pesce spada affumicato spagnolo, fermato per la presenza di Listeria, così come il salmone affumicato della Danimarca".  Seguono "il polpo dall'India, con residui di cadmio, le orate dalla Tunisia, il pesce spada dallo Sri Lanka, con eccesso di mercurio, le vongole spagnole per norovirus e lo sgombro ancora iberico per Anisakis".   In caso di allarme alimentare le maggiori preoccupazioni sono determinate dalla difficoltà di rintracciare rapidamente i prodotti a rischio per toglierli dal commercio, generando così un calo di fiducia che provoca il taglio generalizzato dei consumi con relative difficoltà economiche del comparto.

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