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Medici in piazza: siamo stanchi e arrabbiati

Sindacato Redazione DottNet | 15/12/2022 18:49

Dal palco di Piazza Santi Apostoli la denuncia per le condizioni critiche in cui versa la sanità pubblica e la delusione per l’operato del nuovo Governo

Centinaia di medici e veterinari, con bandiere e fischietti, hanno manifestato in piazza Santi Apostoli, giovedì 15 a Roma, in difesa della sanità pubblica.  La manifestazione promossa dall'intersindacale medica 'Uniti per la Sanità', vede insieme 7 sigle sindacali: Anaao-Assomed, Cimo-Fesmed, Aaroi-Emac, Fassid, Fp Cgil medici, Federazione Veterinari Medici (Fvm), Uil Fpl e il Coordinamento nazionale delle aree contrattuali medica, veterinaria e sanitaria.

Sanità: Anaao, medici stanchi, arrabbiati, disillusi 5 mln ferie non pagate, 10 mln ore straordinario non retribuite
"Un contratto già scaduto non attuato, 5 milioni di ferie non pagate, 10 milioni di ore di straordinario non retribuite". Questo rende i "medici stanchi, arrabbiati, disillusi": così li ha descritti il segretario dell'Anaao Assomed, Pierino Di Silverio (clicca qui per la video intervista), intervenendo dal palco allestito a Roma a piazza Santi apostoli dove è in corso la manifestazione dell'intersindacale medica in difesa della Sanità Pubblica.

"Sette medici al giorno - ha detto - se ne vanno dal Servizio sanitario nazionale: dobbiamo arrestare immediatamente l'emorragia.  Per farlo servono investimenti che oggi non si vedono in finanziaria". Ma serve anche "la depenalizzazione dell'atto medico, che non è un obiettivo ma un punto di partenza, perché abbiamo 35.000 cause che ogni anno vengono intentate contro personale sanitario e 300.000 sono quelle che giacciono nei cassetti ma il 97% si chiude con un nulla di fatto". Per tutti questi motivi, ha concluso Di Silverio, "l'intersindacale medica unita è oggi in piazza per 'Salvare la Sanità Pubblica'. Non è il momento di salvaguardare un orticello, dobbiamo essere uniti come categoria". 

Sanità: Quici (Fesmed),servono 5 mld o ospedali restano vuoti
"Servono almeno 5 miliardi in più per rimettere in sesto un Servizio Sanitario Nazionale altrimenti destinato al fallimento. E invece il governo attuale continua ad ignorare tutte le nostre richieste. Se non si intende invertire la rotta, gli ospedali rimarranno vuoti". Lo ha detto Guido Quici, presidente della Federazione Cimo-Fesmed (clicca qui per la video intervista), intervenendo durante la manifestazione in corso a piazza Santi Apostoli a Roma, organizzata dai sindacati dei medici, veterinari e dirigenti sanitari. "Siamo qui - ha detto - per ringraziare chi negli ultimi 10 anni ha chiuso ospedali e pronto soccorso, ha tagliato posti letto e personale, lasciandoci nelle condizioni drammatiche in cui ci troviamo oggi". Ovvero una situazione, ha precisato Quici, in cui "un giovane medico non trova alcun motivo per iniziare a lavorare nel servizio sanitario nazionale, lavorando in condizioni drammatiche, rischiando continuamente denunce e aggressioni, guadagnando molto meno rispetto al resto d'Europa e senza alcuna prospettiva di carriera". "Noi - ha concluso il dirigente sindacale - siamo l'ultimo baluardo a difesa del Servizio sanitario nazionale, ma siamo soli. E allora sarà necessario avviare un movimento di protesta, perché quello che stiamo perdendo sotto i nostri occhi è troppo prezioso".

 “Siamo contro l'eredità che questo Governo sta prendendo sulla linea dei tagli alla sanità e sulla mancanza di risposte rispetto alle pessime condizioni di lavoro di chi tiene in piedi il Servizio sanitario nazionale. Dal pubblico i medici si dimettono per lavorare nel privato, guadagnando uno stipendio 4 volte maggiore quello di un medico Ssn. La politica si è dimostrata un amministratore incapace, buttando i soldi dalla finestra e depauperando le risorse per il Fondo sanitario”. Ha sottolineato Alessandro Vergallo, presidente nazionale dell'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac), nel suo intervento dal palco. “Come anestesisti - ha ricordato Vergallo - siamo gli specialisti che soffrono di più la carenza di colleghi, corriamo nel cuore della notte per salvare una vita anche rischiando la nostra”. “Entro il 2030 circa la metà dei medici andranno in pensione. Se non si interviene con urgenza il governo sarà responsabile del fallimento del Servizio sanitario nazionale”. A denunciarlo è il segretario nazionale della Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn, Andrea Filippi (clicca qui per la video intervista), dal palco della manifestazione nazionale. Dai dati del report sull’occupazione nella Pa della Fp Cgil, osserva il dirigente sindacale, “emerge come l’età dei medici e dei dirigenti del Servizio sanitario nazionale sia superiore ai 55 anni. Entro il 2030 cesseranno dal servizio 49 mila medici, il 44% dei 112 mila attualmente in servizio. Serve prevedere nuove assunzioni, non solo per il turnover, ma per garantire i Livelli essenziali di assistenza. Una dinamica peraltro che non tiene conto della fuga dei medici dal Ssn, dovuta alle pessime condizioni di lavoro e alle retribuzioni. Medici che abbandonano il pubblico per scegliere i contratti libero professionali che questa legge di Bilancio favorisce con la flat tax”.

“Dietro questi numeri, dietro la quotidiana realtà, emerge con forza il bisogno di intervenire per rendere attrattivo il lavoro pubblico, anche investendo sul prossimo contratto nazionale. Altrimenti sanciremo il fallimento del Ssn, vanificando anche l'ingente investimento fatto in questi anni sulla formazione specialistica. Come è nelle ragioni della piazza convocata oggi, bisogna intervenire sull'organizzazione dei servizi e del lavoro, assumere personale e valorizzare le professioni. Queste sono le richieste prioritarie che i sindacati dei medici e dei dirigenti del Servizio sanitario nazionale avanzano al governo. È ora di agire per salvare la sanità pubblica, per difendere il diritto alla salute e il diritto alle cure”, conclude Filippi.

“In Italia non c’è più un ospedale, un distretto, una Regione che possano garantire pienamente i Lea. Le ingenti risorse del PNRR serviranno solo a costruire nuove strutture sanitarie sul territorio che restando senza personale saranno lasciate inattive o regalate alla sanità privata. La sanità privata ringrazia e va all’incasso direttamente dalle tasche di chi ha bisogno di cure. Per difendere il Ssn è arrivato il momento di disobbedire, di reagire e di aprire una vertenza che non si concluderà con qualche mancia extracontrattuale, posto che un contratto negoziato nei tempi e nei modi giusti e con le risorse adeguate Governo e Regioni lo vogliano sottoscrivere. Chi fa prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione è il personale del Ssn: una categoria speciale come speciale è il diritto che tutela. Dobbiamo essere uniti, compatti e determinati per salvare la sanità pubblica, per il diritto alla salute di ogni cittadino, nell’interesse della collettività”. Ha detto Aldo Grasselli Presidente FVM (clicca qui per la video intervista).

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