Il virus non può entrare nelle cellule per moltiplicarsi, dunque non è in grado di causare l’infezione
E’ arrivato il via libera dell’Agenzia europea del farmaco (Ema) alla combinazione di anticorpi monoclonali Evusheld, sviluppata dall’anglo-svedese AstraZeneca per la prevenzione di Covid-19 negli adulti e negli adolescenti dai 12 anni (che pesano almeno 40 kg). Il farmaco è pensato per essere somministrato prima della potenziale esposizione al virus Sars-CoV-2.
Il Comitato per i medicinali a uso umano (Chmp) dell’Ema ha raccomandato di concedere l’autorizzazione all’immissione in commercio del mix di monoclonali tixagevimab e cilgavimab, progettati per legarsi alla proteina Spike di Sars-CoV-2 in due diversi siti. Quando lo fanno, il virus non può entrare nelle cellule per moltiplicarsi, dunque non è in grado di causare l’infezione.
Per pronunciarsi sul prodotto il Chmp ha valutato i dati di uno studio condotto su oltre 5mila persone che dimostrano come il mix, somministrato in due iniezioni, ha ridotto del 77% il rischio di infezione da Covid, con una durata della protezione dal virus stimata in almeno 6 mesi. Nello studio gli adulti che non avevano mai avuto Covid e non avevano ricevuto un vaccino o altri trattamenti preventivi hanno ricevuto Evusheld o un placebo (un’iniezione priva di principio attivo).
Nel gruppo a cui è stato somministrato il mix di monoclonali, lo 0,2% (8 persone su 3.441) ha avuto un’infezione da Covid confermata in laboratorio dopo il trattamento, rispetto all’1% (17 su 1.731) delle persone che hanno ricevuto il placebo. Il profilo di sicurezza del farmaco è risultato favorevole e gli effetti collaterali sono stati generalmente lievi, con un piccolo numero di persone che ha riportato reazioni al sito di iniezione o ipersensibilità. Il Chmp ha dunque concluso che i benefici del medicinale sono maggiori dei suoi rischi nell’uso approvato e ora invierà la sua raccomandazione alla Commissione europea “per una decisione rapida applicabile in tutti gli Stati membri dell’Ue”, conclude l’Ema. Dunque a distanza di oltre due anni dall’inizio della pandemia, si moltiplicano i medicinali a disposizione per contrastare il contagio.
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