Canali Minisiti ECM

La Fda avverte sul rischio di una sindrome di Guillain-Barré con il vaccino J&J

Farmaci Redazione DottNet | 13/07/2021 14:14

Tra i vaccinati sale da 3 a 5 volte la possibilità che si manifesti la rara patologia

La Food and Drug Administration (Fda), l'agenzia Usa preposta alla sicurezza dei farmaci, ha reso noto un nuovo avvertimento per il vaccino anti Covid Johnson & Johnson, spiegando che può comportare il rischio di una rara patologia neurologica nota come sindrome di Guillain-Barré. Il rischio è da tre a cinque volte più alto tra i vaccinati col J&J rispetto alla popolazione generale negli Usa. Finora sono stati identificati circa 100 casi, prevalentemente tra gli uomini, molti dai 50 anni in su. La maggior parte è guarita, ma è stato registrato anche un decesso: ciò determina un'incidenza fino a cinque volte superiore rispetto a quella attesa per la popolazione generale. L'associazione è da confermare, ma per cautela si è comunque deciso di aggiornare bugiardino e indicazioni per gli operatori sanitari.

La sindrome di Guillain-Barré, come specificato dall'Istituto Humanitas, è la forma più frequente di polineuropatia acquisita dovuta a demielinizzazione, ovvero la “degenerazione delle guaine mieliniche che rivestono le fibre nervose”. Pur essendo rara (l'incidenza è di 1-2 casi ogni 100mila persone all'anno), si tratta comunque della più comune causa di paralisi acuta di origine non traumatica. La causa scatenante della sindrome sembra essere di tipo autoimmune, sottolineano i Manuali MSD, aggiungendo che è a progressione rapida ma “autolimitante”, caratterizzandosi per debolezza muscolare e lieve perdita della sensibilità distale.

La paralisi flaccida e il formicolio di braccia e gambe risultano piuttosto comuni nei pazienti, ma generalmente la risoluzione dei sintomi avviene entro alcune settimane dall'esordio. Nel 5-10 percento dei casi, tuttavia, si determina insufficienza respiratoria con conseguente necessità di intubazione e ventilazione meccanica. Circa i due terzi dei casi di sindrome di Guillain-Barré si verificano dai 5 giorni alle 3 settimane dopo un'infezione banale, un intervento chirurgico o una vaccinazione. È stata segnalata anche dopo l'influenza e la COVID-19, l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2, così come dopo la vaccinazione contro entrambe le condizioni. In base ai dati riportati dal New York Times, il comune vaccino contro l'influenza stagionale determina un aumento di 1 o 2 casi in più per ogni milione di dosi somministrate. Nel 1976 una compagna contro l'influenza suina fece aumentare l'incidenza della sindrome di un 1 caso ogni 100mila persone vaccinate.

“Penso che i dati siano piuttosto convincenti sul fatto che il vaccino antinfluenzale causi la sindrome di Guillain-Barré, ma è un rischio molto piccolo”, ha dichiarato al NYT il professor Daniel Salmon, a capo dell'Institute for Vaccine Safety dell'Università Johns Hopkins. Nonostante il legame con questo e altri vaccini, gli scienziati non sanno come la condizione venga innescata. “Non capiamo davvero il meccanismo biologico. È una frustrazione incredibile”, ha aggiunto il professor Salmon. Per quanto concerne i vaccini anti Covid, come indicato sono state presentate cento segnalazioni dopo l'inoculazione del Johnson & Johnson al Vaccine Adverse Event Reporting System (VAERS) degli Stati Uniti. Nel 95 percento dei casi è stato necessario il ricovero in ospedale mentre uno è stato fatale; l'uomo del Delaware aveva sperimentato anche un ictus e un infarto. Nella maggior parte dei casi la sindrome è stata segnalata da uomini con più di 50 anni. Si è sviluppata entro un mese e mezzo dalla vaccinazione manifestandosi con formicolio a braccia e gambe, vista alteratadifficoltà a parlarecamminaredeglutire e altro. Fortunatamente in quasi tutti i casi si è risolta nel giro di poche settimane; la sindrome di Guillain-Barré può infatti determinare conseguenze permanenti. Se la patologia si aggrava per più di due mesi, tuttavia, come indicato dai Manuali MSD diventa una “polineuropatia demielinizzante infiammatoria cronica”. Poiché si tratta di una condizione rarissima, qualora venisse confermata come effetto collaterale il rapporto rischi benefici resterebbe comunque ampiamente a favore della vaccinazione anti Covid, considerando che la COVID-19 ha già ucciso oltre 4 milioni di persone nel mondo, 128mila delle quali soltanto in Italia.

Commenti

I Correlati

Risultati positivi nel trattamento della nevralgia trigeminale classica emergono da uno studio condotto dai neurochirurghi e ricercatori dell’I.R.C.C.S. Neuromed

Una ricerca coordinata dall’Istituto per la bioeconomia del Cnr e dall’Università degli Studi di Milano ha messo in evidenza le proprietà dell’estratto di arancia rossa nel mitigare gli effetti della patologia

Il finanziamento per progetti di Ricerca su prevenzione e fasi precoci della malattia di Alzheimer ed uno studio basato su tecniche di arte-terapia nel trattamento di persone affette da Alzheimer o Disturbo Cognitivo Lieve

Un’indagine di IQVIA Italia, leader mondiale nei dati sanitari e farmaceutici, fotografa lo scenario attuale italiano sulla malattia del Parkinson

Ti potrebbero interessare

Via libera da Aifa, riduce i sintomi intestinali senza l'uso di steroidi

Lo studio sperimentale di fase III è stata la più ampia sperimentazione sulla fibrosi polmonare idiopatica (IPF) ad oggi mai condotta, in corso presso circa 400 centri e in oltre 30 Paesi

Lo rivela la prima analisi globale sull'argomento pubblicata sulla rivista The Lancet e condotta dal Global Research on Antimicrobial Resistance (Gram) Project

La dose giornaliera del farmaco contro il diabete ha preservato la cognizione e ritardato il declino di alcuni tessuti

Ultime News

Più letti