Esperti, lo sport è un valido supporto alle terapie e va promosso
Dal nuoto alle camminate all'aria aperta, per i pazienti reumatici svolgere attività fisica rappresenta un prezioso aiuto. Meno del 20% però lo fa, praticamente uno su 5, un numero che deve crescere. Questo l'appello degli specialisti, che arriva dal convegno Reumasport a Torino. I farmaci oggi disponibili per le malattie reumatiche riducono il dolore e aiutano la ripresa del movimento. Tuttavia, "per colpa di un retaggio culturale, ad ancora troppi pazienti viene erroneamente sconsigliata l'attività fisica", afferma Simone Parisi, della Struttura complessa di Reumatologia, azienda ospedaliera Città della Salute e della Scienza di Torino. Le malattie reumatologiche sono oltre 150. Per alcune di queste in particolare l'osteoartrosi, l'attività fisica funge da prevenzione.
"Per molte altre, come le artriti, - spiega Enrico Fusaro, direttore della Reumatologia, Città della Salute e della Scienza - non è possibile una prevenzione. Tuttavia, un fisico allenato e tonico sopporta meglio le problematiche articolari qualora dovessero insorgere". Non solo. "Se il paziente mantiene una corretta tonicità muscolare l'organismo riesce a rispondere meglio alla malattia - prosegue Ezio Ghigo, direttore della Endocrinologia della Città della Salute e della Scienza -. Dal punto di vista metabolico, inoltre, un fisico allenato può avere una migliore risposta ai farmaci". Infine, l'attività fisica aiuta a proteggere il cuore, cosa molto importante per pazienti affetti da artrite reumatoide, che corrono un rischio doppio di sviluppare una malattia cardiovascolare. L'attività fisica però deve essere 'prescritta' in modo personalizzato in base alle condizioni generali di salute e svolta in modo consapevole. A esser consigliato è, in generale, l'esercizio aerobico, ma gli sport acquatici come il nuoto e l'acquagym sono tra i più indicati, perché l'acqua annulla la gravità e ciò aiuta chi soffre di problemi articolari.
L’approvazione Europea è supportata dai risultati dello studio clinico di Fase 3 SELECT GCA che ha dimostrato che i pazienti trattati con upadacitinib hanno raggiunto l’endpoint primario della remissione sostenuta e importanti endpoint secondari
Con diagnosi precoce, terapie appropriate, sana alimentazione e moderata attività fisica, è possibile gestire la malattia e farla regredire
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