I calcoli in uno studio Uil. Oggi l'incontro governo-sindacati
I pensionati italiani hanno perso ogni anno negli ultimi 9 tra i 1.000 e gli 8.000 euro a causa dei blocchi della rivalutazione degli assegno rispetto all'inflazione. A fare i conti la Uil, alla vigilia dell'incontro previsto per domani al ministero del Lavoro sulle pensioni in essere all'interno del confronto sulla riforma della previdenza, il secondo degli appuntamenti previsti dal governo che punta poi ad una verifica politica a marzo. La richiesta dei sindacati è di arrivare a una rivalutazione piena anche per le pensioni che superano le quattro volte il trattamento minimo ed anche di estensione della platea e degli importi dell'attuale quattordicesima per i pensionati con i trattamenti più bassi.
"Se consideriamo tutti i blocchi operati in nove anni che hanno effetti negativi sulle pensioni in modo permanente - sottolinea il segretario confederale Domenico Proietti - si evidenzia che una pensione pari a 1.
Un pensionato che nel 2011 aveva un assegno pari a 1.500 euro - spiega - oggi riceve una pensione pari a 1.575 euro, mentre se fosse stato utilizzato il meccanismo ordinario avrebbe avuto una pensione mensile pari a 1.649 euro (962 euro in più rispetto a quanto ha ora) ogni anno. Un danno permanente per tutta la vita, afferma il sindacato, che oltre all'indicizzazione chiede anche la riduzione della pressione fiscale sulle pensioni e che sia restituito quanto tolto ai pensionati in questi anni con i vari blocchi della rivalutazione.
Sono ormai abbastanza numerosi, anche fra i medici e gli odontoiatri, i casi in cui, al momento della morte del professionista, il diritto alla pensione a superstiti venga attribuito ad un suo nipote, anche in presenza di genitori viventi.
A partire dal 2027 la Ragioneria reputa possibile un aumento di tre mesi dei requisiti necessari per il pensionamento, sia di vecchiaia sia anticipato
Nel 2027-2028 i requisiti per la pensione dovrebbero aumentare di tre mesi: l’età richiesta per la pensione di vecchiaia passerebbe a 67 anni e 3 mesi
Per i periodi lavorati fino al 31 dicembre 1995 si deve calcolare il 2,5 % per anno d’anzianità contributiva anche per chi ha compiuto 65-66 anni
Se il medico o l’odontoiatra dipendente, a 65 anni di età, ha raggiunto il diritto alla pensione (cioè ha 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva più tre mesi di finestra se uomo e 41 anni e 10 mesi se donna), deve essere collocato a riposo
Quando ad essere accentrati sono periodi contributivi particolarmente lunghi, il costo può diventare importante e divenire un deterrente spesso insuperabile
L’integrazione, in Enpam, è curata dal Servizio Trattamento Giuridico e Fiscale delle Prestazioni, dell’Area della Previdenza.
Il cedolino è già disponibile, mentre i pagamenti partiranno a inizio mese
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