I farmaci possono essere dati senza determinare la quantità di vitamina D nel sangue alle persone istituzionalizzate
Cambiano le condizioni di prescrivibilità dei farmaci contro la carenza di vitamina D. Lo ha deciso l'Aifa, che ha pubblicato in Gazzetta Ufficiale una determina in questo senso. Secondo il provvedimento "L'istituzione della Nota 96 si colloca nell'ambito delle attività di rivalutazione dell'appropriatezza prescrittiva che hanno condotto la Commissione Tecnico-Scientifica dell'AIFA, sulla base delle evidenze scientifiche disponibili, a ritenere opportuno introdurre nuovi criteri regolatori per la prescrivibilità a carico del SSN, nella popolazione adulta, della vitamina D".
Possono essere prescritti dopo la determinazione della vitamina D invece "a persone con livelli sierici di 25OHD < 20 ng/mL e sintomi attribuibili a ipovitaminosi (astenia, mialgie, dolori diffusi o localizzati, frequenti cadute immotivate), persone con diagnosi di iperparatiroidismo secondario a ipovitaminosi D, persone affette da osteoporosi di qualsiasi causa o osteopatie accertate candidate a terapia remineralizzante per le quali la correzione dell'ipovitaminosi dovrebbe essere propedeutica all'inizio della terapia, una terapia di lunga durata con farmaci interferenti col metabolismo della vitamina D, malattie che possono causare malassorbimento nell'adulto". La determina ha suscitato polemiche da parte del sindacato dei medici Smi, secondo cui i professionisti non erano stati avvertiti. "Con le nuove modalità di prescrizione - afferma Gian Massimo Gioria, Responsabile Nazionale Assistenza Primaria del Sindacato Medici Italiani - si stanno creando enormi disagi perché non è stato previsto l'aggiornamento dei software per il ricettario e anche gli assistiti ne stanno risentendo moltissimo".
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