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I batteri dell'intestino possono predirre l'obesità nei bimbi

Gastroenterologia Redazione DottNet | 09/01/2019 14:31

Studio internazionale sul microbiota: ricercatori dell'università di Bologna nel team

La composizione del microbiota intestinale, l' insieme di microrganismi che a migliaia di miliardi abitano l' intestino umano, può aiutare a predire il rischio di obesità infantile. A suggerirlo è un gruppo internazionale di ricercatori tra cui studiosi dell' università di Bologna, in un lavoro pubblicato su 'Communications Biology' (gruppo Nature). I risultati mostrano come all' interno del 'puzzle' di fattori che portano all' obesità ci siano specifiche configurazioni del microbiota che possono favorirne lo sviluppo. Conoscerle può quindi permettere di definire regimi alimentari personalizzati, utili a combattere l' eccessivo aumento di peso nei bambini. Gli autori hanno avuto la possibilità, nel contesto del progetto europeo 'MyNewGut' - riporta una nota dall' ateneo Alma Mater - di analizzare la composizione del microbiota di 70 bambini in due diversi momenti: all' inizio dello studio, quando tutti avevano un peso normale, e a distanza di 4 anni, quando 36 di loro avevano acquisito un peso eccessivo. Confrontando i dati raccolti insieme alle informazioni sulle abitudini alimentari e ad altri parametri antropometrici, biochimici e immunologici, i ricercatori hanno messo a punto un quadro che indica un possibile ruolo del microbiota nel processo di sviluppo dell' obesità.

"I nostri risultati - spiega Patrizia Brigidi, professoressa dell' UniBo tra gli autori dello studio - mostrano che i bambini che hanno acquisito peso eccessivo mangiando cibo con alto contenuto di grassi e carboidrati possiedono anche un alto grado di infiammazione sistemica e un profilo alterato di microbiota intestinale, con un basso livello di biodiversità". Specifiche abitudini alimentari possono insomma agire sulla configurazione del microbiota e di conseguenza anche su parametri metabolici e infiammatori. "In alcuni casi però - aggiunge Simone Rampelli, ricercatore UniBo - queste combinazioni di dieta, infiammazione e microbiota erano già presenti prima dello sviluppo dell' obesità, il che suggerisce una sorta di potenziale predittivo dell' asse microbiota-dieta-ospite".

Secondo gli studiosi, "che il microbiota intestinale abbia un ruolo rilevante per la salute dell' uomo è ormai certificato da numerosissimi studi scientifici. Molte ricerche, in particolare, hanno messo in luce come il complesso sistema di microrganismi che abita il nostro intestino sia un mediatore chiave per regolare l' impatto delle abitudini alimentari sul metabolismo e in generale sul nostro stato immunologico. Per questo - evidenziano - si ritiene che il microbiota sia anche capace di influenzare la nostra predisposizione a sviluppare disordini di diversa natura, inclusi quelli associati a una cattiva alimentazione". La specifica configurazione del microbiota, insieme ai dati sulle abitudini alimentari, può essere dunque utilizzata per fornire indicazioni sul pericolo di sviluppare forme di obesità nei bambini.

"In questa visione - conclude Silvia Turroni, altra ricercatrice UniBo coinvolta nello studio - il microbiota altro non è che una singola, ma importante tessera di un mosaico complesso di fattori che concorrono allo sviluppo dell' obesità". Tenere sotto controllo questo sistema intrecciato di elementi diventa allora molto importante per garantire la salute dei bambini: "Lo studio del microbiota potrebbe diventare la chiave per mettere a punto raccomandazioni alimentari su misura, evitando così il rischio di eccessivi aumenti di peso", concludono i ricercatori. Lo studio è firmato da Simone Rampelli, Kathrin Guenther, Silvia Turroni, Maike Wolters, Toomas Veidebaum, Kourides Yiannis, Dénes Molnár, Lauren Lissner, Alfonso Benitez-Paez, Yolanda Sanz, Arno Fraterman, Nathalie Michels, Patrizia Brigidi, Marco Candela e Wolfgang Ahrens. Per l' ateneo Alma Mater sono stati coinvolti i ricercatori del Laboratorio di Ecologia microbica della salute attivo al Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie.

fonte: 'Communications Biology'

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