Lo rivela uno studio basato su un questionario elettronico somministrato a pazienti affetti da artrite reumatoide attiva
Riduzione del dolore evidente già dalla prima settimana, miglioramenti significativi della funzionalità fisica, articolare e possibilità di ripresa delle attività quotidiane con risultati mantenuti, in taluni casi anche fino alla 52 settimana, un 'guadagno' in qualità di vita e un 'risparmio' in termini di stanchezza e sofferenza generalizzata a cominciare dalla quarta settimana e perdurante nel tempo. Sono questi i risultati emersi da uno studio basato su un questionario elettronico - somministrato a pazienti affetti da artrite reumatoide attiva.
I dati sono stati presentati al 55esimo congresso nazionale della Società Italiana di Reumatologia e riguardano baricitinib, molecola della Lilly per il trattamento dell'artrite reumatoide 'attiva' sui fattori che inducono l'infiammazione, anche in casi refrattari o con risposta inadeguata ad altri trattamenti. Già disponibile anche in Italia, rappresenta una opzione terapeutica per i 400 mila pazienti, in prevalenza donne di età compresa fra i 40-60 anni, limitati nella quotidianità dalle conseguenze della malattia quali ad esempio rigidità articolare, elevato dolore, stanchezza generalizzata.
"Baricitinib è un nuovo farmaco per la terapia dell'artrite reumatoide - aggiunge Marcello Govoni, direttore dell'Unità Operativa Complessa di Reumatologia dell'Azienda Ospedaliero Universitaria S. Anna di Ferrara - che agisce inibendo l'attività di alcune molecole intracellulari (Jak1 e Jak2), indispensabili per la trasmissione del segnale di citochine pro-infiammatorie. Ovvero riducendo, in tal modo, l'attività di malattia e rallentando la progressione del danno articolare''.
L’approvazione Europea è supportata dai risultati dello studio clinico di Fase 3 SELECT GCA che ha dimostrato che i pazienti trattati con upadacitinib hanno raggiunto l’endpoint primario della remissione sostenuta e importanti endpoint secondari
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