Riduce i rischi di infezione e conserva la vita sessuale
Per chi ha un tumore alla prostata e deve subirne l'asportazione radicale c'è un'opzione 'hi tech', che prevede un intervento di chirurgia robotica seguito dall'impianto di una protesi del pene. Se n'è parlato a Roma nel corso del convegno 'Tumore della prostata: dalla malattia alla riabilitazione sessuale', durante il quale sarà mostrata live in streaming la doppia operazione. Questo approccio, spiega Gabriele Antonini, urologo dell'università Sapienza di Roma e organizzatore dell'evento, ha pochissimi rischi.
"L'intervento con il robot è mini invasivo, si opera attraverso una piccolissima incisione e si finisce in poche decine di minuti, e in questo modo il rischio di infezione è minimo. Anche l'inserimento della protesi è estremamente veloce, è un intervento semplice che permette però di riguadagnare una vita sessuale per i pazienti. Questo aspetto è molto importante perchè ormai i tumori della prostata sono diagnosticati sempre prima, anche a 50 anni, un momento della vita in cui si è ancora attivi". Secondo Antonini sono circa 3mila le persone che ogni anno in Italia potrebbero sottoporsi al doppio intervento. "Esprimiamo il massimo delle potenzialità in questo settore - afferma Michele Gallucci, urologo degli Ifo di Roma, l'altro orgaizzatore -. Non c'è solo la chiurgia o la radioterapia, che risolvono il problema, discuteremo di tutto questo anche perchè ci sono novità continue".
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