L’associazione fra radiochirurgia e terapia ormonale raddoppia la sopravvivenza libera da progressione nei pazienti con tumore della prostata oligometastatico
I risultati di uno studio dell’Istituto Europeo di Oncologia, appena pubblicati su Lancet Oncology, dimostrano che la combinazione di una breve terapia ormonale con la radioterapia stereotassica raddoppia la sopravvivenza senza progressione di malattia nei pazienti con un tumore della prostata, quando, anni dopo il trattamento iniziale (chirurgia o radioterapia), la malattia si ripresenta con poche metastasi (oligometastasi).
La ricerca, sostenuta da Fondazione AIRC per la Ricerca contro il cancro, è stata coordinata dalla Professoressa Barbara Alicja Jereczek-Fossa, Principal Investigator, Direttrice della Divisione di Radioterapia dell’IEO e Professore Ordinario dell’Università degli Studi di Milano (Statale), insieme alla Dottoressa Giulia Marvaso, radioterapista oncologa IEO, ricercatrice della Statale e prima autrice dell’articolo.
Lo studio Radiosa , è una sperimentazione clinica randomizzata di fase II, durata complessivamente cinque anni, in cui sono stati arruolati e trattati 102 pazienti con oligometastasi da carcinoma prostatico, di età media 70 anni, suddivisi in due bracci. Un braccio è stato trattato con la sola radioterapia stereotassica, mentre l’altro è stato curato con stereotassica associata a una breve terapia ormonale. I risultati hanno mostrato che i pazienti appartenenti al secondo gruppo hanno registrato un periodo di sopravvivenza senza progressione di malattia di 32 mesi, rispetto ai 15 mesi di quelli del primo gruppo.
“I risultati di Radiosa rappresentano un significativo passo avanti nel trattamento più preciso e mirato del carcinoma prostatico oligometastatico, evidenziando l’importanza delle strategie combinate per migliorare i risultati clinici e la qualità della vita dei pazienti. I dati raccolti, se confermati in studi più ampi, potrebbero contribuire a un cambio di paradigma nella gestione della neoplasia metastatica da carcinoma prostatico. Si confermerebbe così la possibilità di utilizzare terapie ormonali brevi e intermittenti, associate alla radioterapia stereotassica, anche nella malattia metastatica, dove finora lo standard era rappresentato da terapie farmacologiche continuative e a vita” commenta la Professoressa Jereczek.
“La radioterapia stereotassica, nota anche come radiochirurgia o radioablazione (se eseguita in una singola seduta), sta rivoluzionando i percorsi terapeutici nella gestione della malattia metastatica. Questo trattamento non invasivo, ambulatoriale e compatibile con le normali attività quotidiane rappresenta infatti una svolta per molti pazienti. Per alcuni pazienti selezionati, la radiochirurgia può sostituire la terapia farmacologica, offrendo una “vacanza dai farmaci”. In altri, con malattia metastatica già in trattamento farmacologico, permette di trattare le metastasi attive, mantenendo il controllo su quelle latenti grazie ai farmaci. Sempre più spesso, la combinazione di farmaci e radioterapia sta diventando la nuova strategia di cura, migliorando la qualità di vita dei pazienti e aprendo nuove opportunità per terapie sempre più efficaci” aggiunge la Professoressa.
Lo studio Radiosa includeva anche obiettivi specifici sulla qualità della vita, coordinati dalla Professoressa Gabriella Pravettoni, Direttrice della Divisione di Psiconcologia IEO; sull’analisi delle immagini radiologiche eseguite dal Prof. Giuseppe Petralia, Direttore della Divisione di Radiologia IEO e dall’ Ing. Maria Giulia Vincini; e sulle analisi molecolari, condotte dal Prof. Nicola Fusco, Direttore della Divisione di Anatomia Patologica dello IEO, insieme al Dr. Mattia Zaffaroni, biotecnologo della Divisione di Radioterapia IEO. Questi obiettivi hanno ulteriormente arricchito la ricerca, offrendo una visione olistica del trattamento e del suo impatto sui pazienti.
“La pubblicazione su The Lancet Oncology è un riconoscimento importante per l’impegno costante dell’IEO verso l’innovazione, la qualità delle cure e il miglioramento della qualità di vita dei pazienti con tumori metastatici. È inoltre una dimostrazione di come si sta trasformando il modo in cui affrontiamo il tumore metastatico: puntiamo non solo ad allungare la vita dei pazienti, ma anche a migliorarne la qualità, offrendo loro la possibilità di mantenere una quotidianità normale anche in fase metastatica. Lo studio Radiosa si inserisce in questa direzione, dimostrando che oggi non c’è differenza in termini di investimento terapeutico fra cura di un tumore primario e secondario. Tant’è che è ragionevole iniziare a porsi come obiettivo futuro, per alcuni tumori fra cui quelli della prostata, la guarigione dalle metastasi” conclude il Prof. Roberto Orecchia, Direttore Scientifico di IEO.
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