Il pericolo aumenta con eccesso di vitamine B2,B12 e A, soprattutto da cibi di origine animale
Anche alcune vitamine, se in eccesso, possono avere un ruolo nel rischio di ammalarsi di diabete di tipo 2: esagerare con quelle presenti nella carne o più in generale nei prodotti di origine animale (come la B12 e la B2) ed essere carenti di vitamina C è associato a maggiore probabilità di ammalarsi. Lo rivela lo studio dell'Italiana Francesca Romana Mancini che lavora presso l'INSERM, Centro di Ricerca in Epidemiologia e Salute Pubblica a Villejuif, Francia, che ha coinvolto oltre 70 mila donne la cui salute è stata seguita per oltre 25 anni.
La ricerca è stata pubblicata sul Journal of Diabetes. Fino ad oggi, spiega all'ANSA Mancini, la ricerca si è soprattutto focalizzata sugli effetti delle carenze vitaminiche, ma ormai nei Paesi occidentali questo rischio è limitato, mentre può essere possibile - con un'alimentazione squilibrata - assumere eccessi di alcune vitamine. Di qui l'idea di andare a indagare l'effetto di più profili alimentari caratterizzati da livelli di consumo differenti di 27 micronutrienti (tra vitamine e minerali essenziali) e rischio di diabete. Per farlo i ricercatori hanno sottoposto il campione a un questionario dettagliatissimo sulla loro alimentazione, raccogliendo informazioni su consumo e frequenza del consumo di circa 200 alimenti.
" Nonostante siano necessari ulteriori studi per chiarire meglio i meccanismi biologici alla base di queste associazioni, questo lavoro integra la nostra attuale conoscenza sugli effetti di alimenti e nutrienti e fornisce una visione più completa della complessa relazione tra dieta e diabete di tipo 2", conclude Mancini.
Candido: "I dati degli Annali Amd rilevano che solo il 56% delle persone con diabete di tipo 2 raggiunge un valore di emoglobina glicata sotto il 7%, che è il primo grande obiettivo target nel controllo glicemico"
Villa: "Tirzepatide non solo migliora la glicemia, ma supporta anche la perdita di peso, un fattore chiave nella gestione della malattia, rispondendo a un bisogno clinico ancora insoddisfatto"
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I risultati, pubblicati su The BMJ, aprono nuove prospettive per la gestione e il controllo della malattia
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