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Scoperto il meccanismo che fa sviluppare i tumori: i nuovi farmaci

Oncologia Redazione DottNet | 03/01/2018 20:15

C'è un generatore di energia comune a molte forme della malattia

Scoperto il meccanismo che dà energia ai tumori e che li rende dipendenti da questa continua 'ricarica' come farebbe una droga, permettendo alla malattia di continuare a crescere. Individuato nel 2012 nel più aggressivo tumore del cervello, il glioblastoma, lo stesso meccanismo è stato visto ora in azione in molte altre forme di tumore e rende possibile utilizzare contro questo obiettivo farmaci già esistenti. Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature, è del gruppo della Columbia University di New York guidato da Antonio Iavarone, uno dei più celebri 'cervelli' fuggiti all'estero.

Alla ricerca hanno partecipato molti italiani, come Anna Lasorella e Angelica Castano della Columbia, Stefano Pagnotta e Luciano Garofano e Luigi Cerulo, che lavorano fra la Columbia e l'università del Sannio a Benevento.

I primi indizi dell'esistenza di questo meccanismo, indispensabile per alimentare i tumori, risalgono al 2012. Allora lo stesso Iavarone, con Anna Lasorella, aveva identificato una proteina che non esiste in natura e che nasce dalla fusione di due proteine chiamate FGFR3 e TACC3. Allora i ricercatori avevano notato che la nuova proteina, chiamata FGFR3-TACC3, agiva come una sorta di 'droga' capace di scatenare il tumore, di alimentarlo e di legarlo a se', rendendolo completamente dipendente. Era stata osservata in azione nel glioblastoma e si sospettava che potesse essere alla base di molte altre forme di tumore.

A distanza di cinque anni è arrivata la conferma: "adesso sappiamo che questa fusione genica è probabilmente una delle più frequenti in tutte le forme di tumore", ha detto Iavarone All'ANSA. "E' un fenomeno generale", ha aggiunto: "la proteina è stata trovata in percentuali comprese fra il 4% e l'8% in quasi tutti i tumori, come quelli di testa e collo, vescica, seno, cervice uterina, esofago e polmone. Se recentemente si era scoperto che il 'motore' dei tumori si nasconde nelle centraline energetiche delle cellule, i mitocondri, solo ora il gruppo di Iavarone ha ricostruito il meccanismo che lo rende possibile: è la proteina di fusione FGFR3-TACC3 ad alterare il metabolismo dei mitocondri, accelerandone il funzionamento e facendo produrre loro una grandissima quantità di energia indispensabile ai tumori. "Abbiamo identificato la rete molecolare che va dalla mutazione all'attivazione dei mitocondri", ha detto Iavarone e conoscere questo meccanismo significa avere a disposizione nuovi farmaci per bloccarlo

L'intervista

La lotta contro i tumori affina le armi e diventa una 'guerra di precisione', capace di attaccarli in modo personalizzato sulla base delle loro caratteristiche molecolari. Il bersaglio sono i 'generatori di energia' delle cellule, i mitocondri. Recentemente si è capito che, in generale, i tumori attivano i mitocondri, ma solo adesso il gruppo della Columbia University di New York guidato da Antonio Iavarone ha ricostruito la sequenza di eventi che 'accende' le centraline energetiche dei tumori. "Da circa due anni sono partire delle sperimentazioni di farmaci capaci di inibire l'attività dei mitocondri nelle cellule malate", ha detto Antonio Iavarone, della Columbia University.

Questi primi test indicano, per esempio, che farmaci finora diretti contro altre malattie, come il diabete, possono diventare degli antitumorali. Adesso, però, i nuovi risultati permettono di andare oltre: "è stato identificato - ha proseguito Iavarone, il segnale molecolare che attiva i mitocondri", ossia la proteina che nasce dalla fusione di altre due proteine, FGFR3 e TACC3. "Sperimentazioni di farmaci che bloccano la proteina di fusione FGFR3-TACC3 sono in corso in Francia", ha aggiunto. "Questa ricerca permette per la prima volta di usare i farmaci di questo tipo in modo preciso, con una sorta di 'personalizzazione metabolica', ossia diretta a quelle particolari forme di tumore che dipendono da un particolare metabolismo".

Questo richiede naturalmente la conoscenza precisa delle caratteristiche molecolari del tumore di ciascun paziente. A queste due strade se ne aggiunge una terza: "il prossimo passo - ha rilevato Iavarone - è utilizzare insieme gli inibitori del metabolismo mitocondriale e gli inibitori della proteina di fusione". Esperimenti del genere sono in corso sui topi e l'obiettivo è dimostrare la sinergia dei due tipi di farmaci. La speranza è poter sperimentare questi nuovi approcci sull'uomo anche in Italia, ma attualmente non sembra facile: "di solito i tumori operati non vengono congelati e conservati".

Questo passaggio è infatti indispensabile per poter condurre analisi molecolari e ottenere in questo modo un identikit di ciascun tumore che permetta di combatterlo nel modo più efficace. Puntare al 'cuore molecolare' dei tumori è diventata ormai la strategia vincente ed è indispensabile avere tutti gli strumenti che permettano di realizzarla.

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