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Le malattie respiratorie croniche cambiano il microbioma nei polmoni

Pneumologia Redazione DottNet | 18/07/2017 12:16

La modificazione dei batteri va di pari passo con quelle dei tessuti

La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) può provocare cambiamenti strutturali all'interno dei polmoni nel corso del tempo. E questi cambiamenti non solo influenzano l'organo stesso, ma anche i batteri che ci vivono. Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista PLOS ONE.    Tosse, difficoltà respiratorie e forte produzione mucosa nei polmoni sono sintomi tipici della BPCO, malattia che, secondo le stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), potrebbe diventare la terza causa di morte al mondo nel 2030. Si presenta in diversi sottotipi, in alcuni casi associati a cambiamenti strutturali del tessuto polmonare.

Per indagare se il microbioma nei polmoni cambia in un modo che dipende dai diversi sottotipi, i ricercatori Helmholtz Zentrum di Monaco hanno esaminato campioni raccolti da 9 individui sani e 16 con BPCO.

Li hanno sottoposti a scansioni di tomografia computerizzata (TC) per assegnare i pazienti ai rispettivi sottotipi di malattia. Quindi hanno determinato la composizione del microbioma polmonare utilizzando marcatori genetici. Si è visto che la composizione della comunità batterica nei polmoni dei pazienti con BPCO che non presentano cambiamenti strutturali è molto simile a quella dei soggetti sani, ma quella di soggetti malati che presentano cambiamenti strutturali differisce molto dagli altri due gruppi, indipendentemente dalla gravità della malattia.

I risultati indicano che per alcuni sottotipi di BPCO si verificano cambiamenti nelle comunità batteriche polmonari che possono promuovere un aumento dei batteri patogeni, in particolare gli Streptococchi, che si trovano spesso in polmoni strutturalmente alterati. Nei polmoni di soggetti sani, invece, c'è una maggiore presenza dei batteri Prevotella, considerati 'buoni'. Sarebbe quindi utile, concludono i ricercatori, studiare il microbioma quando si considera quali antibiotici o glucocorticoidi somministrare al paziente.

fonte: ansa

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