Il fatto è accaduto a Napoli. I carabinieri hanno arrestato cinque persone: giro d'affari per un milione di euro
Costosi farmaci antitumorali e antivirali, ma anche quelli per la cura della disfunzione erettile, rubati da depositi del Napoletano per essere rivenduti a farmacisti compiacenti e finire sul mercato ad un prezzo 4-5 volte più alto con danni ingenti alle tasche dei cittadini o alle casse pubbliche. E' quanto emerso dall'indagine della Procura della Repubblica di Napoli Nord e dei Carabinieri del Nas di Napoli che questa mattina ha portato all'arresto di cinque persone tutte residenti a Napoli, per le quali il gip ha disposto i domiciliari. Tra loro un rappresentante farmaceutico, due autotrasportatori del settore sanitario, il dipendente di un deposito farmaceutico ed un ex rappresentante.
Nell'indagine, denominata "Pharmabusiness", sono indagate altre 32 persone, tra cui farmacisti operanti a Napoli e provincia, per un giro d'affari ipotizzato di un milione di euro.
Le indagini, durate dall'ottobre 2016 all'aprile 2017, sono partite dopo alcuni accertamenti amministrativi dei Nas sulle farmacie di Napoli e provincia. Un informatore farmaceutico proponeva per conto di un grossista l'acquisto di farmaci di fascia H (ovvero farmaci ospedalieri o ad alto costo) di provenienza illecita, poiché oggetto di furti, ad altri grossisti, depositari e farmacisti compiacenti attraverso l'approntamento di dettagliate liste; c'erano anche anabolizzanti e farmaci provenienti dall'estero il cui commercio non era mai stato autorizzato; altri invece erano custoditi in pessime condizioni igienico-sanitarie. Dalle indagini è anche emerso che i membri dell'organizzazione criminale avevano denunciato al datore di lavoro, con un esposto anonimo, un altro addetto al deposito di farmaci che si era accorto che qualcosa non andava. Accadeva dunque - hanno scoperto gli inquirenti - che le cosiddette "vaschette" contenenti i farmaci da inviare alle farmacie venissero riempite con più confezioni rispetto all'ordine di acquisto. I prodotti in più venivano fatti poi sparire prima della consegna dai due autotrasportatori coinvolti; oppure, i farmacisti onesti li rimandavano indietro e a quel punto il rappresentante li faceva sparire reimmettendoli nel mercato illegale.
Il sistema illecito si basava su fatture e altra documentazione falsificata. Ogni giorno, è emerso, i dipendenti infedeli delle ditte farmaceutiche facevano sparire dai depositi pochi prodotti per non dare nell'occhio. Il ciclo si chiudeva con la vendita dei farmaci a prezzo inferiore a quello di mercato; i farmacisti compiacenti, li rivedevano poi al prezzo di mercato, che era fino cinque volte superiore a quello d'acquisto. Per alcuni farmaci, come gli antitumorali, che costavano alcune centinaia di euro, pagava interamente la Regione, con un danno rilevante alle casse pubbliche; gli altri farmaci li pagava il cittadino.
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