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Cellule staminali di cancro ovarico: un nuovo bersaglio terapeutico?

Ginecologia Medical Information Dottnet | 03/04/2017 16:03

Il ruolo delle OCSC nello sviluppo, progressione, disseminazione tumorale e chemioresistenza.

Il carcinoma ovarico epiteliale è la neoplasia ginecologica più letale della popolazione femminile, con una sopravvivenza a 5 anni inferiore al 45% che si riduce, a sua volta, al 25% nei casi di tumore ovarico avanzato. Diversi sono i fattori che contribuiscono a tale prognosi:

  • assenza di sintomi specifici in una fase precoce della malattia
  • alto tasso di ricorrenze/recidive anche dopo un primo trattamento chirurgico o chemioterapico
  • recidive resistenti alla chemioterapia tradizionale

La definizione di tumore ovarico comprende un ampio spettro di neoplasie che sono molto diverse tra loro per tratti istopatologici, origine, evoluzione clinica e risposta al trattamento.

Semplificando il concetto, è possibile distinguere un tipo I di basso grado da quello più aggressivo, o di alto grado, definito di tipo II. Quest’ultima tipologia rappresenta il 75% dei casi di tumore ovarico e, considerando il suo elevato tasso di mortalità e la bassa risposta a lungo termine alle terapie tradizionali, si presenta come la più grande sfida nel campo dell’oncologia ginecologica.

Secondo il modello delle cellule staminali tumorali (CSC) sia lo sviluppo che la progressione tumorale sono processi indotti e sostenuti da cellule tumorali indifferenziate, dotate di capacità di self-renewal e in grado di comportarsi da iniziatori della trasformazione tumorale.

Il tumore alle ovaie, considerando le sue caratteristiche biologiche e la sua evoluzione clinica, rappresenta un esempio di malattia indotta da CSC. Infatti è stato suggerito che le cellule staminali del tumore ovarico (OCSC) non solo sono coinvolte nella crescita del tumore primario, nella diffusione peritoneale e nello sviluppo di recidive, ma sembrano anche essere responsabili della chemioresistenza,  complicando, così,  l’iter terapeutico della malattia.

Negli ultimi 10 anni, un crescente numero di evidenze ha supportato l’esistenza di OCSC ed il loro ruolo patogenetico nella malattia tumorale. Ciò nonostante, l’identificazione di OCSC e la definizione delle caratteristiche fenotipiche e funzionali si sono dimostrate delle sfide complicate a causa dell’eterogeneità della malattia e della difficoltà di definire modelli biologici adeguati. Lo studio qui proposto mostra come una più profonda analisi del comportamento delle OCSC possa chiarire i meccanismi alla base delle caratteristiche cliniche del tumore ovarico. Questo tipo di analisi contribuirà al disegno di strategie terapeutiche innovative che mirino all’eradicazione del tumore ovarico, agendo sull’eliminazione delle sue CSC, e in grado di superare il problema della resistenza alla chemioterapia convenzionale.

I trial clinici atti a valutare OCSC come target terapeutico dovranno tener conto dell’alta eterogeneità della malattia, in riferimento ai diversi marker espressi da tali cellule e richiederanno una più accurata scelta dei gruppi di pazienti e un monitoraggio di OCSC, attraverso l’analisi di diverse biopsie, effettuate nel corso dello studio, per individuare tempestivamente anche le recidive.

Secondo gli autori del lavoro, colpire le OCSC significa bloccare la driving force della disseminazione tumorale e i principali responsabili della chemioresistenza, sarà così possibile, nei prossimi anni, migliorare significativamente la gestione clinica dei pazienti oncologici.

Fonte:

Michela Lupia and Ugo Cavallaro. Ovarian cancer stem cells: still an elusive entity? Molecular Cancer (2017) 16:64.

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