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Dall'Espresso: processo alla fisioterapia

Ortopedia Redazione DottNet | 05/12/2008 08:31

Dimenticate le polemiche sui massaggi antistress in spiaggia contro cui il ministero della Salute ha lanciato i suoi strali, sugli sfioramenti che promettono di risolvere l'annoso problema della ritenzione idrica di cosce e glutei ma troppo spesso fanno solo spendere soldi, sulle 'macchine delle meraviglie' che promettono e non mantegono di rimettervi in forma.

Ci sono tecniche di manipolazione o di mobilitazione corporea, come sarebbe meglio dire, che funzionano davvero. Tanto che anche il 'British Medical Journal' si è scomodato per affermarlo, anzi per imporlo all'attenzione della comunità scientifica con un editoriale: più delle medicine, per chi soffre di dolore lombare, la cosa migliore è affidarsi a un insieme di manipolazioni ed esercizi. Meglio degli anti-infiammatori per il dolore cronico benigno, per sindromi nevralgiche di vario genere, si deve imparare a correggere la postura e respirare correttamente. Come testimoniano gli studi scientifici che in numero sempre maggiore vengono pubblicati sulle riviste più accreditate di medicina.

"È la conferma della forza della manipolazione, che proprio perché funziona, deve essere eseguita solo da professionisti", spiega Silvia Biferale, terapista della riabilitazione a Roma. Dal momento che si tratta di una terapia, e come tale è efficace, va praticata in maniera adeguata, tanto quanto un farmaco. Ma quali sono i disturbi su cui è maggiormente provata la sua validità? Ecco le risposte della scienza.

I salvaschiena

Di mal di schiena dice di aver sofferto almeno una volta nella vita l'80 per cento degli italiani. Se si considera il dolore acuto e persistente la percentuale scende all'8 per cento, ma con gravi ripercussioni sulla possibilità di queste persone di lavorare o svolgere le attività di tutti i giorni. Fra i dolori alla schiena il più diffuso è quello alla parte bassa, la lombalgia. Le linee guida sia europee che statunitensi sono d'accordo: per il dolore lombare non serve affidarsi ai farmaci, ci si deve rieducare. Come? Con sedute personalizzate di tecnica Alexander, come dimostra lo studio pubblicato sul 'British Medical Journal', insieme a esercizi da farsi a casa. Alla base di questo metodo c'è l'idea di ottimizzare l'uso che ognuno fa del suo corpo: spesso per compiere dei movimenti si usano dei gruppi muscolari sbagliati, assumendo quindi una postura errata. Un situazione che a lungo andare provoca dolore.

Sulla stessa scia agiscono anche altri due metodi: il Feldenkrais e il Middendorf. Sul sintomo dolore si agisce con delle manipolazioni che stimolano le endorfine, le sostanze endogene dotate di proprietà analgesiche e fisiologiche simili a quelle della morfina. "Sulle cause si agisce invece spezzando gli schemi sbagliati di movimento, mostrando al paziente quale dovrebbe essere il modo giusto per eseguire un gesto o semplicemente per stare seduti. Il primo risultato che si ottiene è che la persona si accorge dei suoi sbagli", spiega ancora Biferale. Il difficile è poi rieducare a usare i giusti gruppi muscolari, obiettivo che si raggiunge anche grazie agli esercizi che i fisioterapisti assegnano come compiti a casa.

Cervicale sotto stress

All'estremo opposto della colonna vertebrale, sottoposta a stress sempre maggiori, c'è la parte cervicale. Una manciata di vertebre che postura sbagliata e vita sedentaria contribuiscono a infiammare. Risultato: se a infiammarsi sono le vertebre più alte, oltre al dolore si possono provare vertigini o emicrania; se sono quelle più in basso, il dolore si può estendere anche alle braccia. Anche in questo caso la manipolazione aiuta a sconfiggere il dolore, ma per risolvere il problema l'unica risposta è la rieducazione. Come dimostra uno studio condotto in Polonia e pubblicato su 'Complementary and Alternative Medicine', che ha valutato la terapia farmacologica e quella riabilitativa nel caso di vertigini dovute a infiammazione cervicale, decretando una sostanziale superiorità della seconda. E ancora, per il trattamento dell'emicrania una sperimentazione condotta nel dipartimento di Neurologia dell'University of North Carolina di Chapel Hill ha dimostrato la validità della tecnica craniosacrale, un metodo di manipolazione che si concentra sulle ossa che, insieme alle vertebre, circondano il sistema nervoso, cioè le ossa del cranio e l'osso sacro, nella cura dell'emicrania.

Equilibrio addio

Poche sarebbero le persone disposte ad ammettere di avere un problema di equilibrio. Eppure, la maggior parte dei dolori benigni che colpiscono schiena e arti superiori e inferiori altro non sono che dirette conseguenze di un errata postura: il corpo cioè non è in equilibrio. Anche in questo caso vengono in aiuto le tecniche di mobilitazione corporea, e in particolare il BMC, Body&Mind Centering, un metodo nato negli Usa che associa alla manipolazione e agli esercizi anche le vocalizzazioni. "La respirazione è fondamentale per riappropriarsi della giusta postura", spiega Biferale, terapista Middendorf: "Ed è al centro di questo metodo". L'efficacia di questa tecnica di origine tedesca sui problemi di equilibrio è stata dimostrata già dieci anni fa in uno studio condotto in Germania e pubblicato su 'Laryngorhinootologie': mettendo a confronto tre gruppi di volontari, con gradi diversi di esperienza nel metodo, da esperti a del tutto ignari, si è potuta valutare la differenza in termini di capacità di variare la propria postura e l'equilibrio del corpo. Dolori alle articolazioni, al ginocchio, alle spalle sono spesso considerati risultati di eventi specifici, che interessano solo quella parte del corpo, ma più spesso sono l'effetto di un cattivo assetto posturale. "È importante sapere che il corpo ha una disponibilità al cambiamento, che c'è plasticità, che dobbiamo solo usare nuove strategie per realizzare il movimento in maniera diversa. Ci sono studi che dimostrano che questa plasticità esiste a livello neuronale: il cervello è disposto a cambiare, a imparare ad attivare aree diverse per eseguire un determinato movimento", conclude Biferale.

Dolore diffuso

La fibromialgia è definita anche malattia fantasma, perché risponderebbe più che altro alle esigenze delle case farmaceutiche pronte a immettere sul mercato farmaci ad hoc. Si tratta di una sindrome caratterizzata da dolore diffuso per la quale la fisioterapia ha mostrato efficacia. In particolare, uno studio condotto dal Karolinska Institutet di Stoccolma e pubblicato sul 'Journal of Rehabilitation Medicine', ha messo a confronto pazienti trattate con sedute regolari di fisioterapia per 12 settimane a pazienti non trattate, riscontrando un netto miglioramento dei sintomi - calcolato con scale di valutazioni specifiche - nel primo gruppo. Numerosi sono gli studi in corso che mettono a confronto la terapia farmacologica con quella di manipolazione.

Sul dolore cronico benigno si sono concentrati i ricercatori dell'Università di Warwick. Gli scienziati hanno condotto un trial randomizzato per verificare la validità della fisioterapia per migliorare i sintomi: rispetto ai pazienti a cui veniva offerto solo un generico conforto psicologico, il gruppo che riceveva 15 minuti di massaggio ha dimostrato un miglioramento statisticamente rilevante non solo del dolore, ma anche dello stato di ansia.

Gambe a rischio

Si chiama 'linfedema' ed è un ristagno del circolo linfatico che avviene anche in seguito a interventi chirurgici importanti, come quelli per rimuovere un tumore. "Dopo la mastectomia, per esempio, circa il 20 per cento delle pazienti presenta un ristagno a livello del braccio perché la mancanza dei linfonodi fa in modo che la linfa non si scarichi più adeguatamente", spiega Alessandro Apollonio, direttore dell'Unità di Angiologia dell'Ospedale Belcolle di Viterbo e vicepresidente della Società italiana di flebologia clinica e sperimentale: "In questo caso il linfodrenaggio apre nuove vie e riesce a far perdere volumi importanti di liquido". Anche gli arti inferiori possono andare incontro a questo accumulo di linfa in seguito a operazioni chirurgiche dell'addome.

Esistono poi i casi di linfedema congenito: i vasi linfatici sono piuttosto fragili e basta anche solo una storta per mettere fuori uso il complesso sistema del flusso linfatico. "I farmaci servono poco o a nulla, l'unico intervento utile è quello del linfodrenaggio seguito dall'uso costante di tutori elastici che comprimono gli arti e facilitano il ritorno linfatico", spiega ancora Apollonio. Ci sono poi i casi legati all'età e alla comparsa di vene varicose: le gambe diventano sempre più pesanti e gonfie, complici anche le abitudini sedentarie. "In questo caso è importante correggere prima di tutto lo stile di vita, incoraggiare i pazienti a muoversi di più. Il linfodrenaggio può aiutare, ma solo sotto stretto controllo medico, sia angiologico che cardiaco, ed eseguito da personale specializzato. Si potrebbe infatti rischiare di mandare in circolo troppo liquido", commenta Apollonio. Infine, nonostante l'efficacia del linfodrenaggio sia ormai acclarata nei casi di ristagno linfatico patologico, non esistono invece dati che avvalorino l'idea di usare questa tecnica per combattere la cellulite: "Levare i liquidi non basta per eliminare l'inestetismo", conclude l'angiologo.
 

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