Una tecnica meno invasiva, più dinamica e che non crea problemi alla colonna vertebrale. Si tratta dell'inserimento con accesso minimo dei dispositivi elastici che rendono stabili i dischi vertebrali degenerati. Si tratta, spiega il primario di Neurochirurgia al presidio ospedaliero Pineta Grande di Castelvorturno (Caserta), Alfredo Bucciero, di una ''vera e propria rivoluzione per chi soffre di mal di schiena, una malattia di cui sono affetti 15 milioni di italiani dai 45 anni in poi.
Secondo gli esperti, la schiena ha come nemico la vita sedentaria e l'obesità e la sua origine più diffusa (dall'85 al 90 per cento) va cercato nei fattori meccanici come le discopatie, le stenosi, le ernie del disco e le fratture. Fino a qualche anno fa i problemi della schiena venivano trattati con una tecnica chirurgica chiamata fusione intersomatica che consiste nel bloccaggio, attraverso un sistema di viti, placche e innesti, di due corpi vertebrali. Di sicura efficacia nel breve periodo, a lungo termine la fissità di 2 o più elementi può però determinare una degenerazione delle vertebre adiacenti, causando dolore e a volte la necessità di un nuovo intervento.
Fonte: pineta grande
In Italia, si stima che la prevalenza dei soggetti osteoporotici over 50 corrisponda al 23,1% nelle donne e al 7,0% negli uomini (International Osteoporosis Foundation)
Chirurgia mini-invasiva e robotica le armi contro la stenosi del canale lombare
Potrebbe essere sfruttato come base di terapia per l'osteoporosi e per aiutare a guarire le fratture ossee
In uno studio su animali pubblicato sulla rivista Cell Reports Medicine il peptide, Pepitem, ha garantito la formazione di nuovo osso sano in topolini con problemi di osteoporosi
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