Molti degli iscritti al nostro social Dottnet si sono posti il problema del riscatto del servizio di leva, tanto da aver anche creato un gruppo di discussione. Come al solito cerchiamo di essere vicini agli amici che seguono Dottnet con attenzione, per cui abbiamo girato il quesito al nostro team di esperti per una consulenza. Vediamo, dunque, per quale motivo il riscatto è oneroso e soprattutto se esiste qualche alternativa.
In primo luogo, i contributi, diciamo così scomparsi, sono contributi trattenuti sugli stipendi degli ufficiali medici durante il loro servizio. Essi dovrebbero essere stati versati, attraverso le articolazioni territoriali del Ministero della Difesa, sino al 1995 alle Direzioni Provinciali del Tesoro; dal 1996 in poi all’Inpdap che ne ha acquisito le competenze. Abbiamo detto dovrebbero perché si è accertato che in realtà questi contributi quasi sempre non venivano versati da nessuna parte, ma semplicemente risparmiati dallo Stato, che utilizzava queste risorse per il riconoscimento figurativo (cioè gratuito) del servizio militare per la sola categoria dei dipendenti pubblici o privati.
Quindi se un medico ha una posizione di lavoratore dipendente, non ci sono problemi, chiede il riscatto gratuito del servizio militare e i contributi, per quanto assenti nella loro concretezza, vengono utilizzati per maggiorare la sua anzianità di servizio. Il problema sorge quando il medico non è dipendente ma convenzionato oppure libero professionista.
In questo contesto, l’Enpam non ha colpe; la vera responsabile è l’inefficienza della macchina burocratica statale, e quindi potrebbe avere un senso, visto che i contributi sono stati regolarmente trattenuti dalle buste paga, fare un’azione collettiva contro lo stato (ovviamente documentandole con cedolini e fogli matricolari) perché vengano costituite tutte le posizioni previdenziali che oggi non risultano negli archivi. In conclusione, il nostro suggerimento è di presentare comunque la domanda di ricongiunzione all’Enpam; a distanza di un anno al massimo, se non ci sono riscontri, andrebbe chiesto per iscritto all’Inpdap di dare risposta in un termine perentorio; poi, in caso di ulteriore inerzia, si può iniziare l’azione legale che potrà essere eventualmente collettiva, riunendo un certo numero di casistiche simili. Come alcuni partecipanti al Gruppo hanno suggerito.
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Se il medico o l’odontoiatra dipendente, a 65 anni di età, ha raggiunto il diritto alla pensione (cioè ha 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva più tre mesi di finestra se uomo e 41 anni e 10 mesi se donna), deve essere collocato a riposo
Quando ad essere accentrati sono periodi contributivi particolarmente lunghi, il costo può diventare importante e divenire un deterrente spesso insuperabile
L’integrazione, in Enpam, è curata dal Servizio Trattamento Giuridico e Fiscale delle Prestazioni, dell’Area della Previdenza.
Il cedolino è già disponibile, mentre i pagamenti partiranno a inizio mese
Se il medico o l’odontoiatra dipendente, a 65 anni di età, ha raggiunto il diritto alla pensione (cioè ha 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva più tre mesi di finestra se uomo e 41 anni e 10 mesi se donna), deve essere collocato a riposo
Quando ad essere accentrati sono periodi contributivi particolarmente lunghi, il costo può diventare importante e divenire un deterrente spesso insuperabile
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