Addio a circa 10 mila posti di lavoro, a 600 milioni di investimenti, a forti sconti sul prezzo dei farmaci e a oltre 200 milioni di risparmi annui per i cittadini.E' questo l'impatto negativo in termini economici della mancata liberalizzazione dei farmaci di fascia C secondo le parafarmacie, che si mostrano quasi rassegnate di fronte a quella che considerano "una della lobby piu' potenti d'Italia, la farmacia".
Le parafarmacie attualmente aperte sono circa 3700, suddivise in 'esercizi di vicinato' (che hanno un fatturato medio di 200-300 mln annui), e grande distribuzione organizzata (circa 500), ma la completa liberalizzazione dei medicinali con obbligo di ricetta ma non rimborsati dal Ssn avrebbe permesso l'apertura di altre 3500 esercizi, con vantaggi per i cittadini in termini di risparmi e di sconti sul prezzo dei farmaci. "In questo modo si sarebbero create le condizioni per offrire 10mila posti di lavoro, 7mila legati alle nuove aperture e altri 3 mila per le parafarmacie gia' aperte ma che avrebbero avuto bisogno di altro personale", spiega il presidente del Forum italiano delle parafarmacie, Giuseppe Scioscia, che parla in tal senso di "200 milioni di risparmi andati in fumo", che sarebbero derivati da una importante politica di sconti. "Mediamente i nostri sconti si aggirano intorno al 10-20%, e arrivano fino al 27% nei corner della Grande distribuzione - aggiunge Scioscia - ma e' chiaro che una volta liberalizzato il mercato dei farmaci di fascia C, ci saremmo potuto permetterci il lusso di scontare maggiormente i farmaci di banco. Se ad esempio oggi lo sconto sull'aspirina e' intorno al 10%, con la liberalizzazione della fascia C quel prodotto sarebbe potuto arrivare al 25%, con un notevole risparmio per il cittadino".
Chi è il lobbista
Tornate potentemente sotto i riflettori in questi giorni segnati dal dibattito sulla manovra economica, le lobbies sono, per molti, una sorta di nuovo 'Quinto potere' dai troppi lati oscuri. Un'accezione negativa del lobbismo e dei lobbisti che va pero' sfatata. A sostenerlo e' un lobbista 'doc' del settore della Sanita', Federico Serra: Il lobbista, afferma, non e' infatti quel ''misto di affarista senza scrupolo, tessitore di trame occulte e corruttore'' al quale spesso l'opinion pubblica pensa, bensi' un ''professionista'' con una missione precisa. Se oggi si parla delle lobbies - quella dei farmacisti, tassisti o liberi professionisti - come dei gruppi di potere che, in un modo o nell'altro, hanno 'orientato' le azioni del governo in materie economica, resta pero' l'accezione negativa che il termine continua ad evocare. In realta', ricorda Serra, il lobbismo esiste da sempre, e ne parlava gia' Quinto Tullio Cicerone nel 63 A.C. Molto semplicemente, spiega, il lobbismo non e' sinonimo di ''potere occulto'' ma uno ''strumento di contatto con i decisori politici''. Ed il lobbista dunque, precisa, altro non e' che un professionista il cui ruolo e' quello di ''curare gli interessi di un'impresa, organizzazione, Ong etc. presso le istituzioni, in maniera etica, con metodologia e capacita' di lavorare in modo trasparente con i decision-makers''. Niente a che vedere, quindi, con faccendieri senza scrupoli: ''Il problema - sottolinea Serra - e' che in Italia mancano un percorso di trasparenza e delle regole: basta pensare che sono quasi 40 le proposte di legge riguardo le lobbies presentate in Parlamento dal 1979, senza che nessuna abbia mai visto la luce''. Cosi' non e' in molti altri Paesi, dove vigono regole specifiche per questa attivita', ed anche l'Unione europea ha varato quest'anno un Registro pubblico per la trasparenza, su base volontaria, che conterra' le informazioni sui soggetti, ovvero le lobbies, che cercano di influenzare la politica dell'Unione. Ad oggi, afferma Serra, ''sono circa 15.000 i lobbisti accreditati nel Registro europeo''. Un modello, quello del Registro, che secondo Serra andrebbe adottato in Italia. Perche', se all'insegna della trasparenza, afferma, il ruolo delle lobbies risulta importante anche ai fini della crescita economica di un Paese. Insomma, il lobbismo, di per se', ''non e' ne' buono ne' cattivo. E' una tecnica professionale''. E Serra, insieme a Massimo Cherubini, lo spiega chiaramente nel libro 'Siamo due lobbisti - Lobbies & Government affairs all'epoca dei faccendieri'. Ma l'anomalia, argomenta, e' che ''nel nostro Paese questa attivita' la svolgono, in assenza di regole chiare, quanti hanno avuto, e continuano ad avere, accesso alla 'stanza dei bottoni': ex parlamentari e giornalisti in primo luogo''. Serra e Cherubini sono pero' ottimisti: ''E' ragionevole supporre che l'Italia dovra' allineare il proprio modo di fare lobbying a quello delle democrazie piu' mature''. Forse pero', per capire davvero chi sia un lobbista, basta ricordare le parole di John F. Kennedy: ''I lobbisti sono quelle persone che per farmi comprendere un problema impiegano 10 minuti e mi lasciano sulla scrivania 5 fogli di carta. Per lo stesso problema i miei collaboratori impiegano 3 giorni e decine di pagine''.
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