Chirurgia sempre più 'light' nelle sale operatorie italiane. Gli interventi mininvasivi in laparoscopia - che sostituiscono micro-forellini al classico taglio col bisturi, e promettono numerosi vantaggi a partire da cicatrici quasi invisibili - raggiungono ormai punte del 95%. E sono sempre più numerose le operazioni in cui si opta per l'alternativa 'soft'. "Oltre all'intervento per l'asportazione della colecisti e alla chirurgia dell'endometriosi, che oggi si eseguono in oltre il 90% dei casi per via laparoscopica - spiega Francesco Corcione, presidente della Sice (Società italiana di chirurgia endoscopica e nuove tecnologie) e direttore della Divisione di chirurgia generale dell'ospedale Monaldi di Napoli - questa procedura mininvasiva viene utilizzata sempre più spesso negli interventi di asportazione del tumore del colon, la seconda neoplasia più diffusa nel nostro Paese con quasi 40 mila persone colpite all'anno: negli ultimi 10 anni l'utilizzo della laparoscopia è passato dal 5% al 20-25% dei casi", sottolinea il numero uno della Sice, fra le società scientifiche promotrici di una Consensus conference sulla laparoscopia contro l'ernia addominale post-operatoria, i cui risultati sono stati presentati all'ultimo Congresso Acoi (Associazione chirurghi ospedalieri italiani) a Paestum (Salerno).
"Un altro ambito in cui cresce sempre più l'uso della chirurgia mininvasiva - continua l'esperto - è quello urologico. Gli interventi al rene eseguiti con questa tecnica sono il 25-30%, e quelli per l'asportazione del cancro alla prostata (fra i tumori più diffusi con 20 mila nuovi casi all'anno in Italia) sono passati dal 5% al 50%". Bisturi 'a riposo' anche "per gli interventi di chirurgia dell'obesità (percentuali di laparoscopia pari al 10-15%), dell'appendice (10%), di isterectomia (25%), della milza (8%), del fegato e dello stomaco (5% rispettivamente), della vescica (0,5%)".
Fonte: Adnkronos
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