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Fimmg e Snami contro i certificati on line: il decreto va reinterpretato, altrimenti sciopero. No all’autocertificazione per periodi brevi

Sindacato Silvio Campione | 24/03/2010 19:01

"Dal 3 aprile i medici di famiglia italiani potrebbero non essere più in grado di garantire la certificazione per malattia per almeno un milione di lavoratori dipendenti pubblici e privati ogni mese, se non si troverà una soluzione per dare una corretta interpretazione alla nuova normativa sulle certificazioni on line". Lo paventa in una nota il segretario nazionale della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), Giacomo Milillo, che ha inviato una lettera ai quasi 30 mila iscritti della Federazione per esprimere la sua preoccupazione. "E' quanto succederà - spiega Milillo - se nell’incontro previsto tra Fnomceo, ministero della Salute, Inps e ministero della Funzione Pubblica non si troverà la soluzione per l’interpretazione del decreto, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 19 marzo, sulla definizione delle modalità tecniche per la predisposizione e l'invio telematico dei dati delle certificazioni di malattia al Sac, il sistema di accoglienza centrale ossia l'infrastruttura tecnologica del ministero dell'Economia e delle finanze che consente la ricezione dei dati delle ricette mediche e dei certificati di malattia trasmessi in via telematica dagli utenti".

   "La Fimmg - prosegue Milillo – nell’interesse primario della tutela della salute dei cittadini e della sostenibilità del Servizio sanitario nazionale, ha sempre sostenuto i percorsi di innovazione, in particolare dell’informatizzazione e della messa in rete dei propri medici con tutti gli attori del servizio sanitario. Grande è stato il nostro sforzo formativo e informativo sui nostri medici e con orgoglio, senza possibilità di smentita, posso affermare - sottolinea - che la categoria dei medici di famiglia italiani è la più informatizzata tra tutte quelle del Ssn". "Non è possibile però chiedere ai medici di fare ciò che le nuove disposizioni di legge vietano - sottolinea Milillo - pena l’esposizione a gravi sanzioni civili e penali, in particolare le certificazioni per malattie brevi, che molto risentono del rapporto di fiducia e della conoscenza dei problemi di salute del paziente, spesso in assenza di segni e sintomi obiettivabili". "Neppure possiamo ipotizzare che, conoscendo i ritardi e le carenze del sistema informativo nazionale, in tempi brevi e con propri mezzi i medici di famiglia italiani possano essere messi in grado di dare attuazione pratica a quanto disposto dal decreto ". Insomma, per questi motivi "il 27 marzo - conclude Milillo - il Consiglio nazionale della Fimmg valuterà le azioni da mettere in atto a tutela dei medici e dei lavoratori assistiti".
 Anche lo Snami, il Sindacato nazionale autonomo dei medici italiani, ''stigmatizza con forza l'assurda volontà di chi pensa di poter far fare ai medici di famiglia qualsiasi cosa'' ed annuncia proteste ''in piazza'' in tutte le città italiane. Per Domenico Salvago, vicesegretario nazionale dello Snami, si tratta di un ''decreto farraginoso, i cui percorsi tortuosi si annunciano praticamente inapplicabili da parte dei medici: non si capisce perché non ci sia alcun rispetto per il nostro lavoro quotidiano a curare i pazienti a contatto con la sofferenza e le difficoltà''. ''Si stanno oggettivamente ponendo in essere paletti insormontabili per svolgere la nostra professione. In questo disciplinare vengono inserite norme assurde e vessatorie, incompatibili con la logica e l'attività sanitaria, dove i medici sono responsabilizzati sulla correttezza di dati burocratici che devono essere autocertificati sotto la responsabilità dei singoli lavoratori. Non si tiene minimamente conto del funzionamento delle linee Adsl, che comunque non siamo costretti ad avere in dotazione, e che soprattutto non coprono tutto il territorio nazionale''.
Arriva intanto un 'no' netto della parte pubblica all'autocertificazione del lavoratore per i brevi periodi di malattia, come proposto dalle associazioni dei medici. Ma anche disponibilità al confronto sui problemi legati al certificato medico on line, con le difficoltà per i camici bianchi che hanno più volte manifestato il loro disagio e chiesto correttivi al decreto Brunetta che lo prevede. Sono alcuni elementi emersi dall'incontro tra i rappresentanti della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), dei ministeri della Salute, della Pubblica Amministrazione e Innovazione e dell'Inps.

Un incontro, dedicato ai certificati medici on line, ancora interlocutorio, che proseguirà con un prossimo appuntamento già fissato per il prossimo 13 aprile. Il nodo principale resta l'indicazione che il certificato di malattia, da inviare on line all'Inps, debba basarsi su dati 'oggettivamente constatati e obiettivamente documentati' e che prevede pesanti sanzioni a carico del medico inadempiente. I camici bianchi contestano, però, che per le brevi malattie - come nel caso di una cefalea notturna - è impossibile fornire dati clinici documentati.
 Ecco i punti salienti del decreto:
la legge diventerà operativa dal 3 aprile prossimo, salvo rinvio di qualche giorno dovuto alla data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Da quel momento comincerà un periodo transitorio di tre mesi durante i quali i medici potranno utilizzare la certificazione cartacea e telematica: si tratta di una sorta di doppio binario durante il quale non ci sarà alcuna sanzione per il medico che non utilizzerà il sistema on line. Nel frattempo le aziende sanitarie, gli ordini o altri enti dovranno fornire ai professionista il Pin per l’accesso alla rete, grosso modo come si sta già facendo con la certificazione per l’invalidità civile. Terminati i tre mesi ci sarà un ulteriore periodo di trenta giorni per il collaudo della sola certificazione on line. Alla fine dei quattro mesi, se il sistema funzionerà a dovere, si dovranno necessariamente trasmettere i certificati per via telematica e solo in quel caso scatteranno le sanzioni per i medici che non si adegueranno al nuovo regime. A questo punto è doverosa una parentesi: la trasmissione on line avviene attraverso un sistema che fa capo alla Sogei, società che di fatto è gestita dal ministero dell’Economia. Il certificato redatto dal medico arriva ai server della Sogei che a sua volta lo trasferisce all’Inps. L’ente, infine, lo renderà disponibile ai datori di lavoro sia pubblici che privati. “Il meccanismo non è complesso – affermano al ministero – anzi non potrà fare altro che facilitare la vita al dipendente e al datore di lavoro. L’unica differenza sta solo nella scelta che potrebbe attuare il datore di lavoro del settore privato, vale a dire se preferisce l’invio telematico o ancora cartaceo. Per il pubblico, invece, sarà d’obbligo la certificazione on line”. Al ministero ribadiscono che la certificazione è gratuita, così come avvenuto finora. Restano tuttavia alcune criticità, a cui si è già provveduto, almeno sulla carta, a porre rimedio. La prima riguarda la trasmissione subito dopo la visita al malato: il medico, dicono al Dipartimento, non dovrà tornare necessariamente allo studio, ma potrà utilizzare qualunque strumento collegato alla rete, come palmari o netbook. Già, ma se la zona non ha copertura internet? “Avvieremo una rete telefonica ad hoc – rispondono i tecnici del ministero -. Un call center a cui chiamare per dichiarare la malattia del lavoratore”.

• Se ci sono dubbi o interrogativi, scriveteci: faremo da tramite col ministero della Funzione Pubblica.

Silvio Campione
 

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