Secondo uno studio condotto dal “Centre de référence des maladies héréditaires du métabolisme de Nancy”, in Francia, una dieta povera di fenilalanina rappresenta il pilastro del trattamento della fenilchetonuria; negli ultimi anni la gestione nutrizionale della fenilchetonuria è diventata più complessa, al fine di ottimizzare la crescita dei pazienti, lo sviluppo e il rispetto della dieta. Il ridotto apporto alimentare di fenilalanina ricrea una dieta simile a quella vegetariana e molti dei problemi nutrizionali e delle domande applicabili ai vegetariani che vogliono evitare i prodotti di origine animale, sono rilevanti anche per i pazienti con fenilchetonuria.
A causa delle loro caratteristiche nutrizionali, al latte materno e all'allattamento dovrebbe essere data una maggiore considerazione come alimento utile nei pazienti con fenilchetonuria e in quelli con altre tipologie di alterazioni congenite del metabolismo. Ulteriori questioni chiave da considerare comprendono la qualità dei sostituti a disposizione degli aminoacidi, gli effetti neurotrofici e neuroprotettivi degli acidi grassi polinsaturi addizionati (ad esempio l'acido docosaesaenoico), le carenze di micronutrienti, le malattie delle ossa e lo stato antiossidante.
La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight
I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D
Lo rivela uno studio effettuato su 1771 studenti di 48 scuole elementari pubbliche di Madrid
La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno
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