Prezzi più alti per lo stesso prodotto, in certi casi anche doppi, a seconda che gli alimenti siano venduti in farmacia o al supermercato. Come ci ricorda il nostro lettore oggi i celiaci ricevono un buono erogato dal Servizio sanitario con un tetto mensile di spesa calcolato in base ai Larn, i livelli di assunzione raccomandati di nutrienti, messi a punto dalla Sinu (Società italiana di nutrizione umana).
Il buono è utilizzato dai consumatori quasi esclusivamente in farmacia, peculiarità tutta italiana. «All' estero i nostri alimenti vanno nella grande distribuzione, in Italia vince la farmacia. Ma il prezzo è solo uno dei fattori, anche se importante - ragiona Ulrich Ladurner, presidente di Schaer, azienda gluten free leader in Europa -. C' è anche la capillarità della farmacia, il rapporto personale, il grande assortimento, poter chiedere un consiglio». La differenza di prezzo è dovuta a intuibili logiche di mercato: se una catena di supermercati compra migliaia di cartoni di un prodotto direttamente dall' azienda e la farmacia solo due o tre, e con almeno treo quattro passaggi in più, si arriva al raddoppio del prezzo. «La grande distribuzione riesce a spuntare prezzi vantaggiosi - spiega Caterina Pilo, segretaria Aic, Associazione italiana celiachia - ma la scelta sullo scaffale è spesso limitata a pochi prodotti.
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