Dal 18 al 21 Maggio si è svolto a S. Diego il congresso mondiale di Gastroenterologia “Digestive Disease Week”. Nell’ambito di questo congresso una particolare attenzione è stata dedicata all’integratore alimentare probiotico VSL#3, presente con ben 9 comunicazioni, di cui alcune di particolare interesse in quanto relative ad importanti studi innovativi in ambito gastroenterologico.
Un primo studio tutto italiano condotto presso la clinica pediatrica dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, ha dimostrato come l’integrazione alimentare con il VSL#3 a supporto della terapia farmacologica standard, contribuisca alla remissione della colite ulcerosa e al suo mantenimento in pazienti in età pediatrica. La remissione è stata infatti osservata nel 93% dei pazienti che avevano assunto per 1 anno il VSL#3 contro il 36% di chi aveva invece assunto solo un placebo. Si tratta di una novità significativa, in quanto per la prima volta viene dimostrato l’effetto benefico di una terapia di supporto nutrizionale con il probiotico VSL#3 in pazienti pediatrici affetti da colite ulcerosa. Una particolare enfasi va data al fatto che questo probiotico è sicuro e totalmente privo degli effetti collaterali caratteristici dei farmaci di sintesi che vengono abitualmente utilizzati per indurre la remissione ed il mantenimento di questa grave patologia in età pediatrica.
Un altro studio effettuato sempre in ambito pediatrico in India presso il Dipartimento di Pediatria dell’Ospedale Lok Nayak di New Delhi, ha evidenziato come in bambini affetti da diarrea da Rotavirus l’assunzione del VSL#3 riduca significativamente il numero di scariche diarroiche e la necessità di terapia orale di reidratazione sin dal secondo giorno di trattamento.
Anche in pazienti adulti affetti da morbo di Crohn il VSL#3 ha dato risultati sorprendenti. Nello studio condotto dal Prof. Richard Fedorak presso l’Università dell’Alberta in Canada, i pazienti che hanno regolarmente ingerito il VSL#3 dopo l’intervento di resezione chirurgica del colon hanno mostrato a livello intestinale una quantità significativamente più bassa di citochine pro-infiammatorie rispetto a chi aveva assunto il placebo, fenomeno che ben si correlava alla diagnosi endoscopica della patologia.
Dr. Antonio Tursi
U.O. di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva
Ospedale “M. Sarcone”
Terlizzi (BA)
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