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Da Repubblica-salute: La disfida in farmacia

Farmacia Redazione DottNet | 11/07/2009 20:26

Farmacie e parafarmacie tra liberalizzazioni conquistate e contese, progetti di riforma e conflitti. Era esattamente nel luglio 2006 che l'allora ministro Pierluigi Bersani (governo Prodi, centrosinistra), introduceva nel "campo minato" della farmaceutica primi elementi di mercato, con la possibilità di vendita nelle parafarmacie e Grande distribuzione (ma sempre con la obbligatoria presenza di un farmacista) di farmaci di automedicazione, senza obbligo di ricetta.
 

A tre anni da allora, con un governo che si dichiara "liberista e liberale", si prefigurano scenari meno aperti che inducono il presidente dell'Antitrust, Antonio Catricalà a lanciare l'allarme (relazione annuale al Parlamento), contro "l'approvazione di riforme che riportino indietro le lancette dell'orologio e ripristinerebbe di fatto il monopolio della farmacia tradizionale". Parole dure che il centro-destra contesta ipotizzando "riforme liberali" che prevedono distributori self-service di farmaci senza obbligo di ricetta in confezioni ridotte, su tutto il territorio nazionale (anche negli autogrill!) senza il bisogno della presenza del farmacista. Un accesso ai medicinali (meno degli attuali, però, che sono circa 1500) "libero e diretto" come ha sempre sostenuto l'Antitrust.
Il ruolo del farmacista resta per tutti centrale ("Non è pensabile che la dispensazione dei medicinali possa avvenire al di fuori della tutela esercitata da un professionista", ha affermato il presidente della Federazione Ordini Farmacisti, Fofi, Andrea Mandelli), recenti sondaggi tra i consumatori lo confermano, ma la concorrenza delle parafarmacie, sebbene vi sia sempre il professionista, sembra essere l'obiettivo primario.

Un senatore della maggioranza di centro-destra ha proposto un emendamento, all'interno del disegno di legge sui lavori usuranti, che ipotizza il deprofundis per questa "anomalia italiana": stop alle licenze e parafarmacie tutte chiuse entro 10 anni.
"Un Bignami della proposta di legge Gasparri-Tomassini depositata in Senato", avverte Massimo Brunetti, esponente di punta della Fef (Federazione esercenti farmacie) che insieme all'Anpi (Associazione Parafarmacie) sta giocando questa delicata partita della "sopravvivenza" insieme alla Grande distribuzione (Coop in primis: hanno lanciato sul mercato propri farmaci con marchio a prezzi concorrenziali). In ballo c'è una "grande riforma" del settore che include un ruolo di primo piano delle farmacia nel Servizio Sanitario, come previsto dall'articolo di legge appena approvato in Parlamento (vedi box qui sopra) e dai relativi decreti attuativi.

Ma è in commissione Sanità del Senato che si combatte il primo round: 4 le proposte di legge. Oltre la Gasparri-Tomassini, quella di Castro sempre del Pdl quasi analoga, una di Elio Lannutti, dell'Italia dei Valori ed ex presidente dell'associazione consumatori Adusbef, e quella di Fabio Rizzi della Lega.
Per Massimo Brunetti, Fef, il primo tentativo di bloccare le parafarmacie e realizzare una sanatoria per far rientrare il tutto nei canali tradizionali è naufragata di fronte all'evidenza: "Molti farmacisti sono anche proprietari di parafarmacie!".
Si tenta un testo condiviso delle varie proposte: è l'impresa di Luigi D'Ambrosio Lettieri, Pdl, che è anche presidente dell'Ordine dei Farmacisti di Bari ("conflitto d'interesse", c'è chi grida. Ma ci siamo abituati...). Se Lannutti punta ad ampliare l'offerta anche dei medicinali in vendita, il divieto ad avere parafarmacia e farmacia, l'equiparazione di fatto dei servizi (meno che su prodotti rimborsati dal SSN, fascia A), la proposta Tomassini-Gasparri pensa ad una liberalizzazione della vendita senza professionista per una ristretta fascia di medicinali e ad una revisione dei criteri e della pianta organica delle farmacie. "Interessante la proposta della Lega", sostiene Brunetti (Fef),"che lascia alle Regioni, all'interno di paletti generali, le regole per il numero di farmacie, allarga i farmaci in vendita nelle parafarmacie, crea concorrenza". Ma esiste anche una sigla di parafarmacisti (Omnisalus) che appoggia la proposta del centrodestra pensando di rientrare nelle farmacie convenzionate.
Gli effetti a 3 anni dalla liberalizzazione voluta dal "comunista" Bersani sono 7mila nuovi posti di lavoro (5200 farmacisti), 2931 esercizi aperti (298 nella Grande distribuzione), e la forte riduzione dei prezzi dei farmaci: una realtà economica di cui disfarsi proprio adesso?
 

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