Uno studio effettuato presso il “Pharmaceutics Laboratory, Graduate Institute of Natural Products, Chang Gung University, Kweishan, Taoyuan” in Tailandia ha posto il suo accento sul possibile utilizzo dello squalene in dermatologia cosmetica. Questa sostanza è chiamata così perchè ricavata dall’olio di fegato dello squalo che rappresenta la sua fonte principale poiché in esso è contenuto in grandi quantità. In ogni caso, questa sostanza, è ampiamente diffusa in natura infatti si trovano ragionevoli quantità anche nell’ olio d’ oliva, nell’ olio di palma, in quello di germe di grano e di amaranto, e di crusca di riso.
Lo squalene, è il componente principale della superficie cutanea dei lipidi polinsaturi, e mostra alcuni vantaggi per la pelle, infatti ha un’azione emolliente ed antiossidante, idratante ed ha anche un’attività antitumorale. Le sue caratteristiche chimico-fisiche fanno in modo cheesso possa essere utilizzato anche come materiale veicolatre nell’ applicazione topica come emulsioni di lipidi e vettori lipidici nanostrutturali (NLCs). Anche altre sostanze simili allo squalene come il beta-carotene e il coenzima Q10 (ubiqiuinone) e la vitamina A, E e K sono trattate in questo studio per cercare sfruttare i loro benefici nella fisiologia della pelle. Al fine del raggiungimento di questi obbiettivi, sono stati riassunti anche studi eseguiti in passato sia in vivo che in vitro che forniscono i presupposti per poter continuare su questa strada.
Negli adolescenti la dermatite atopica è associata a un notevole carico psicologico: maggiore vulnerabilità, rabbia, ansia e insicurezza
La campagna promossa da Johnson & Johnson in partnership con APIAFCO – Associazione Psoriasici Italiani Amici della Fondazione Corazza ha l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione sulla psoriasi e offrire screening gratuiti
Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Jama Dermatology e condotto presso l'Università di San Francisco su due ampi campioni di individui
L’assunzione del principio attivo Baricitinib, il primo approvato nel 2022 per i pazienti adulti con alopecia areata grave si è dimostrata ancora più efficace sui pazienti curati nella vita reale rispetto a quelli trattati negli studi registrativi
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