A 40 anni, una persona con scarsa resilienza immunitaria ha un rischio di mortalità quasi dieci volte superiore rispetto a un coetaneo con un sistema immunitario resiliente
L'invecchiamento umano presenta un paradosso evolutivo: mentre i tassi di invecchiamento rimangono costanti, la durata della salute e la durata della vita variano notevolmente. Affrontiamo questo enigma attraverso la salutogenesi, la produzione attiva di salute, attraverso la resilienza immunitaria (IR), la capacità di resistere alle malattie nonostante l'invecchiamento e l'infiammazione. "Analizzando circa 17.500 individui in diverse fasi della vita e con diverse sfide infiammatorie, abbiamo identificato un meccanismo salutogenico fondamentale: l'IR incentrato su TCF7 , un fattore di trascrizione conservato che mantiene la staminalità e il potenziale rigenerativo delle cellule T. L'IR integra l'immunità innata e adattativa per contrastare tre fattori di invecchiamento e mortalità: l'infiammazione cronica (inflammaging), l'invecchiamento immunitario e la senescenza cellulare. Mitigando questi meccanismi di invecchiamento, l'IR conferisce vantaggi in termini di sopravvivenza: all'età di 40 anni, gli individui con una scarsa IR affrontano un tasso di mortalità 9,7 volte superiore, un rischio equivalente a quello dei 55,5enni con IR ottimale, con un conseguente divario di sopravvivenza di 15,5 anni", spiegano i ricercatori.
Un'immunoregolazione ottimale preserva profili immunitari giovanili a qualsiasi età, migliora le risposte vaccinali e riduce il rischio di malattie cardiovascolari, Alzheimer e infezioni gravi. Emergono due temi evolutivi salutogenici chiave: in primo luogo, l'immunoregolazione a predominanza femminile, incluso TCF7 , riflette probabilmente pressioni evolutive che favoriscono il successo riproduttivo e l'assistenza; in secondo luogo, la mezza età (40-70 anni) è una finestra critica in cui un'immunoregolazione ottimale riduce la mortalità del 69%. Dopo i 70 anni, i tassi di mortalità convergono tra gruppi resilienti e non resilienti, riflettendo i limiti biologici all'estensione della longevità. I bloccanti del TNFα ripristinano i percorsi di salutogenesi, indicando che l'immunoregolazione ritarda i processi legati all'invecchiamento piuttosto che alterarne i tassi. Riformulando l'invecchiamento come un equilibrio salutogenico-patogeno, stabiliamo l'immunoregolazione incentrata su TCF7 come centrale per una longevità sana. Interventi mirati nella mezza età per migliorare l'immunoregolazione offrono strategie praticabili per massimizzare la durata della salute prima che i vincoli biologici ne limitino i benefici.
Lo studi, dunque,o dimostra che la resilienza del sistema immunitario è in grado di contrastare tre fenomeni cruciali legati all’invecchiamento e alla mortalità: l’infiammazione cronica, il declino progressivo del sistema immunitario – noto come immunosenescenza – e la morte cellulare prematura. Questo meccanismo di difesa naturale ha l’effetto di rallentare i processi di invecchiamento biologico, migliorando così le probabilità di sopravvivenza. I dati raccolti sono impressionanti: a 40 anni, una persona con scarsa resilienza immunitaria ha un rischio di mortalità quasi dieci volte superiore rispetto a un coetaneo con un sistema immunitario resiliente. In termini pratici, è come se quell’individuo avesse un’età biologica di oltre 55 anni, con una differenza nella speranza di vita pari a circa quindici anni e mezzo.
Ma i benefici della resilienza immunitaria non si fermano alla sopravvivenza. Le persone con un sistema immunitario più efficiente tendono a mantenere un profilo immunitario giovane anche in età avanzata. Questo si traduce in una risposta più efficace ai vaccini, in una minore incidenza di malattie cardiovascolari e in un rischio significativamente ridotto di sviluppare patologie neurodegenerative come l’Alzheimer, oltre a una maggiore capacità di difendersi da infezioni gravi. Lo studio evidenzia come il periodo tra i 40 e i 70 anni rappresenti una finestra temporale cruciale per la promozione della longevità. In questa fase della vita, infatti, la resilienza immunitaria è in grado di ridurre il rischio di mortalità fino al 69%. Tuttavia, dopo i 70 anni, le differenze tra individui resilienti e non resilienti tendono ad attenuarsi, a indicare che esistono probabilmente limiti biologici all’estensione della durata della vita. Questo rende ancora più rilevante l’intervento precoce in età adulta per rafforzare le difese immunitarie e massimizzare la cosiddetta “healthspan”, ovvero il periodo di vita vissuto in buona salute. “Gran parte della ricerca sull’invecchiamento si concentra sull’analisi dei meccanismi patologici e dei processi biologici che portano al decadimento,” ha spiegato il dottor Sunil K. Ahuja, autore senior dello studio e docente presso la UT Health San Antonio. “Il nostro lavoro, invece, dimostra come la resilienza del sistema immunitario sia un elemento chiave nella promozione attiva della salute. Questo apre la strada a nuove strategie per favorire il benessere e la vitalità per tutta la vita.”
Il giudice ha accolto la domanda proposta dai legali della direttrice di unità operativa complessa di un'azienda ospedaliera a cui veniva contestato un debito orario
"Stiamo lavorando per un cambio di paradigma promuovendo screening e corretti stili di vita"
L'iniziativa per portare un modello di assistenza più umano nei reparti ospedalieri di medicina interna
Le Regioni chiedono di renderlo molto più sintetico e schematico per facilitarne la fruizione, evitando ridondanze e ripetizioni di concetti o di aspetti già in altri documenti di riferimento
Diminuiscono le probabilità di avere almeno due patologie assieme
"Nel mondo reale rallenta la malattia nel 50% dei pazienti"
Zooprofilattico Venezie, più vigilanza sui rischi biologici
Ha effetti positivi sui grassi e gli zuccheri nel sangue
Commenti