"È indispensabile garantire agli specializzandi in medicina generale gli stessi diritti e tutele degli altri colleghi, con una retribuzione adeguata e un contratto chiaro nell’Accordo Collettivo Nazionale"
SNAMI è intervenuto in Senato per denunciare la grave crisi della medicina generale e proporre la riforma della formazione per arrivare ad una specializzazione in medicina generale La professione del medico di famiglia è sempre meno attrattiva e i dati lo confermano: oltre 5.500 medici già mancanti, 7.300 in pensione entro il 2027, borse di studio non assegnate e tassi di abbandono preoccupanti. Se non si interviene subito, tra pochi anni i pazienti non avranno più un riferimento sul territorio. "Il problema non è solo il numero insufficiente di medici – ha dichiarato Angelo Testa (nella foto), Presidente SNAMI – ma il fatto che sempre meno giovani scelgano questa strada. Il motivo è chiaro: un percorso formativo inadeguato, mal retribuito e senza tutele, un carico di lavoro eccessivo e una professione che appare sempre meno sostenibile."
SNAMI chiede la trasformazione dell’attuale Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale in una vera Scuola di Specializzazione con un settore scientifico disciplinare dedicato, strutturata su quattro anni: due anni in ospedale per acquisire solide competenze cliniche e due anni sul territorio per formare medici realmente preparati alla gestione della sanità del futuro. È indispensabile garantire agli specializzandi in medicina generale gli stessi diritti e tutele degli altri colleghi, con una retribuzione adeguata e un contratto chiaro nell’Accordo Collettivo Nazionale per evitare sfruttamento e precarietà. La formazione deve essere omogenea su tutto il territorio nazionale, superando le attuali disparità regionali, e deve riconoscere l’equipollenza ai colleghi che hanno già completato il triennio. "Non c’è più tempo – ha aggiunto Federico Di Renzo, addetto stampa nazionale SNAMI – la medicina generale rischia di scomparire. I medici di famiglia sono sommersi dalla burocrazia, il carico di lavoro è insostenibile e gli stipendi non sono competitivi. Se la politica non interviene subito, la medicina del territorio sarà svuotata e i pazienti più fragili ne pagheranno il prezzo più alto."
Di Silverio: "Vogliamo rivolgerci a chi insieme a noi vive disagio e preoccupazione dovuti non solo alla malattia ma anche alle difficili condizioni in cui lavoriamo che troppo spesso generano reazioni violente”
Federfarma risponde alle critiche: "Le misure non si pongono in contraddizione con la normativa di settore, ma hanno il merito di specificare e dettagliare le fasi procedurali dell’esecuzione dei test". Mandelli, direzione giusta
Testa: “Il vero cambiamento sarebbe stato introdurre l’autocertificazione per i primi tre giorni di malattia, come lo SNAMI chiede fin dalla fine degli anni ’70"
"Essere medico, chirurga e donna oggi come ieri vuol dire ancora dover dimostrare non di essere più brave di altri, ma di valere, di essere affidabili, credibili per i pazienti"
"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
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