De Rango (Cimop), "Accordo fermo da 20 anni, la retribuzione è al 50% rispetto al pubblico"
"Oggi ci auspichiamo che una nostra delegazione possa essere ricevuta dal ministro Orazio Schillaci, o da chi lui ritenga opportuno, per poter definire l'attivazione di un tavolo tra Aiop, Aris e Cimop per iniziare il confronto su un contratto fermo da 20 anni. Siamo ostaggio delle associazioni datoriali e del ministero, che non si decide a porre rimedio a questa situazione vergognosa". Così all'ANSA Carmela De Rango, segretaria nazionale della Confederazione italiana medici ospedalità privata (Cimop), a margine della manifestazione Cimop di fronte al ministero della Salute a Roma, per rivendicare il rinnovo del contratto dei medici dipendenti delle strutture sanitarie private accreditate. "Il ministero ritiene di aver già elargito risorse sufficienti nella finanziaria, ma non le ha vincolate ai rinnovi contrattuali.
Si valuta il ricorso a Corte europea dei Diritti
"Il dumping salariale tra pubblico e privato convenzionato, con i dirigenti di quest'ultimo che hanno retribuzioni della metà rispetto al primo, viola l'art.37 della Costituzione. Valuterei, per questo, anche il ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo". Così Guido Quici, presidente della federazione Cimo-Fesmed, nel corso della manifestazione Cimop. "Vi è una netta differenza tra colleghi che hanno le stesse responsabilità. Il lavoro è sempre di più", osserva Quici, evidenziando: "se è vero che c'è una fuga da pubblico a privato, qui può anche succedere l'inverso dato che siamo sottopagati. Il ministero ha disatteso le promesse, credo perchè lobby economiche piu forti impediscono di definire i contratti di lavoro. I soldi vanno all'imprenditore e non ai lavoratori". "C'è stata una convocazione al ministero per organizzazioni che però non sono rappeesentative, e quando ci si è mossi per parlare del contratto della dirigenza si è detto che si sarebbe dovuto parlare solo del comparto". Non si capisce, conclude, "perche convocare i sindacati della dipendenza, in merito alla dirigenza, per poi non parlare della dirigenza". Per Quici "il ministero ci riceverà, ma non si concluderà molto se il datore di lavoro non si decide a chiudere i contratti. Occorreranno nuove forme di lotta, e non escluderei un ricorso alla Corte europea".
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