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Uso eccessivo pasta dentaria, donna costretta in sedia a rotelle

Odontoiatria Redazione DottNet | 11/02/2025 14:07

Dopo 12 anni di battaglie giudiziarie Cassazione le dà ragione

La Cassazione ha rinviato alla Corte di Appello di Trieste perché definisca le responsabilità, il caso di una donna che da oltre dodici anni ha in corso una battaglia giudiziaria per dimostrare che le cattive condizioni di salute che la costringono su una sedia a rotelle sono state provocate dall'utilizzo continuativo di una pasta dentaria. Lo scrive il Messaggero Veneto precisando che la donna, di 50 anni, risiede nella Bassa Friulana.    Secondo quanto scrive il quotidiano, dopo le sentenze sfavorevoli in primo grado nel 2019 e in appello nel 2022, la donna ha ottenuto dalla Cassazione, nel dicembre 2024, il rinvio degli atti a un'altra sezione della Corte di appello di Trieste per verificare eventuali responsabilità della casa produttrice della pasta, un colosso internazionale della biofarmaceutica.

   La donna, assistita dall'avvocato Andrea Dri, tra il 2006 e il 2010, ha utilizzato in maniera assidua la pasta dentaria prodotta dalla multinazionale per l'impiego quotidiano della protesi dentale.
 Ma, secondo quanto sostiene il suo legale il quale afferma di aver ottenuto conferme scientifiche, "l'alta percentuale di zinco presente nel prodotto ha comportato una espulsione eccessiva dal corpo di rame, tanto da provocarle gravi conseguenze neurologiche". Fino a restare affetta da mieloneropatia ipocuoremica, che l'ha costretta su una sedia a rotelle. I medici, dopo vari esami clinici, hanno individuato nell'utilizzo massiccio della pasta dentaria la causa del suo male.     La società produttrice aveva pubblicato avvertenze in merito a possibili effetti collaterali in caso di consumo eccessivo della pasta ma, secondo Dri, avrebbe dovuto "fornire un'avvertenza idonea", così da consentire al consumatore di "poter effettuare una corretta valutazione e dei rischi e dei benefici al riguardo". Che è lo stesso concetto sostenuto dalla Cassazione nelle motivazioni.    Il Messaggero Veneto ricorda che nel 2010 la multinazionale ha ritirato il prodotto dal mercato.

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