Sequestro medicinali e sostanze dopanti per oltre 2 mln di euro
Quasi 9 mila confezioni sequestrate: 95 mila unità posologiche tra compresse, fiale, iniettabili, polveri, principalmente anabolizzanti, dimagranti, integratori, vasodilatatori, dispositivi medici ma anche antibiotici e antinfiammatori per un valore di oltre 2,6 milioni di euro; 23 arresti e 138 denunce. È questa la “fetta” italiana dell’operazione contro i farmaci contraffatti denominata “Shield V” (Safe Health implementation, enforcement and legal development), che ha coinvolto, tra aprile e novembre 2024, ben 30 Paesi dell’area Ue ed extra, e sviluppata, nel nostro Paese, dai carabinieri per la Tutela della salute (Nas) e dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Gli investigatori hanno anche scoperto un laboratorio clandestino e smantellato 2 gruppi criminali.
In particolare, ha fatto sapere l’Arma, la collaborazione tra Nas e le articolazioni territoriali delle Dogane ha portato a togliere dal mercato illegale «125.
A livello internazionale, l'operazione Shield V è stata diretta dall’Europol e vi hanno preso parte diverse organizzazioni internazionali quali l’Ufficio Ue per la proprietà intellettuale (Euipo), l’Ufficio europeo antifrode (Olaf) e l’Agenzia mondiale antidoping (Wada). Ai Nas è stato affidato il ruolo di co-leader di Europol; i carabinieri hanno quindi fatto parte della “cabina di regia” dell’indagine, composta anche dalla Gendarmeria nazionale francese, dalla polizia greca e dalla Guardia Civili spagnola. Complessivamente, questo coordinamento ha consentito di individuare 4 laboratori clandestini e condurre indagini su 52 organizzazioni criminali; sequestrare medicinali, materie prime e prodotti dopanti di vario genere, per un totale di oltre 4,8 milioni di unità, in varie forme farmaceutiche, con quantitativi pari a 108 litri e a più di 400.000 chili, e un valore commerciale di 11,1 milioni di euro; in tutto sono stati effettuati 4.000 controlli ad atleti, sia nell’ambito di attività amatoriali sia professionali, e deferiti 418 soggetti. A dimostrazione che il cosiddetto fenomeno del “pharma crime” è più vivo che mai.
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