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Scoperti i neuroni che mantengono la memoria su cibi grassi e dolci e ne condizionano i comportamenti alimentari

Nutrizione Redazione DottNet | 16/01/2025 10:44

Disattivarli compromette la capacità di richiamare i ricordi legati allo zucchero, riduce il consumo di zucchero e previene l'aumento di peso, anche quando gli animali sono esposti a diete che fanno ingrassare

Da cioccolato a panna e altre golosità varie, il nostro cervello se li ricorda e per questo non possiamo resistere: scoperta una popolazione di neuroni che mantiene la memoria di cibi contenenti grassi e zuccheri e condiziona i nostri comportamenti alimentari.  Lo rivela uno studio pubblicato su Nature Metabolism. "Oggi siamo costantemente bombardati da pubblicità e da stimoli ambientali che ci ricordano esperienze alimentari piacevoli", dichiara l'autore Guillaume de Lartigue del Monell Chemical Senses Center di Philadelphia. "La cosa sorprendente è che abbiamo individuato una popolazione specifica di neuroni nell'ippocampo (di topi) che non solo forma ricordi legati al cibo, ma guida anche il nostro comportamento alimentare.

, con implicazioni significative per il peso corporeo e la salute metabolica".   Questi neuroni codificano i ricordi di certi alimenti, agendo come una "traccia di memoria", in particolare per gli zuccheri e i grassi. Disattivarli compromette la capacità dell'animale di richiamare i ricordi legati allo zucchero, riduce il consumo di zucchero e previene l'aumento di peso, anche quando gli animali sono esposti a diete che fanno ingrassare.
Al contrario, la riattivazione di questi neuroni aumenta la memoria del cibo, incrementandone il consumo. "La cosa più sorprendente è che l'inibizione di questi neuroni impedisce l'aumento di peso, anche in risposta a diete ricche di grassi e zuccheri", sottolinea l'autore. Gli esperti hanno anche scoperto che i neuroni che rispondono allo zucchero codificano e influenzano solo i ricordi e il consumo di zucchero, mentre i neuroni che rispondono ai grassi influenzano solo il consumo di grassi.   "La specificità di questi circuiti è affascinante", sostiene de Lartigue. "Sottolinea quanto il cervello sia finemente sintonizzato per collegare il cibo al comportamento, assicurando che gli animali possano distinguere tra le varie fonti di nutrimento nel loro ambiente". I risultati dello studio aprono nuove possibilità per affrontare il problema della sovralimentazione e dell'obesità. Prendendo di mira i circuiti della memoria dell'ippocampo, potrebbe essere possibile interrompere i fattori scatenanti della memoria che spingono al consumo di cibi malsani e ipercalorici.

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