Disattivarli compromette la capacità di richiamare i ricordi legati allo zucchero, riduce il consumo di zucchero e previene l'aumento di peso, anche quando gli animali sono esposti a diete che fanno ingrassare
Da cioccolato a panna e altre golosità varie, il nostro cervello se li ricorda e per questo non possiamo resistere: scoperta una popolazione di neuroni che mantiene la memoria di cibi contenenti grassi e zuccheri e condiziona i nostri comportamenti alimentari. Lo rivela uno studio pubblicato su Nature Metabolism. "Oggi siamo costantemente bombardati da pubblicità e da stimoli ambientali che ci ricordano esperienze alimentari piacevoli", dichiara l'autore Guillaume de Lartigue del Monell Chemical Senses Center di Philadelphia. "La cosa sorprendente è che abbiamo individuato una popolazione specifica di neuroni nell'ippocampo (di topi) che non solo forma ricordi legati al cibo, ma guida anche il nostro comportamento alimentare.
Il “modello siciliano” può essere facilmente replicabile su scala nazionale basandosi su di una sana alimentazione e di una corretta attività fisica all’insegna dei “valori” della Dieta Mediterranea
Partendo dall’analisi di oltre 3.800 studi clinici, sono state redatte 81 raccomandazioni che spaziano dall’ambito cardiovascolare all’oncologia, dalle malattie metaboliche ai disturbi neurodegenerativi
Gli effetti positivi da un regime ricco di verdure, fibre e cibi fermentati: la ricerca condotta in Tanzania con partner internazionali di Bonn e Firenze
Uno studio ha evidenziato benefici con la diminuzione dell'apporto calorico a circa 500 kcal al giorno per tre volte la settimana e un'alimentazione normale nel resto dei giorni
La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight
I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D
Lo rivela uno studio effettuato su 1771 studenti di 48 scuole elementari pubbliche di Madrid
La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno
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