Lo rivela uno studio pubblicato sull'European Heart Journal e condotto da Lu Qi della Tulane University, Usa
Bere caffè al mattino potrebbe ridurre il rischio di morire per malattie cardiovascolari e il rischio di mortalità generale rispetto al suo consumo in altri momenti del giorno. Lo rivela uno studio pubblicato sull'European Heart Journal e condotto da Lu Qi della Tulane University, Usa. "Le ricerche condotte finora suggeriscono che bere caffè non aumenta il rischio di malattie cardiovascolari - sottolinea - e sembra ridurre il rischio di alcune malattie croniche, come il diabete di tipo 2". Visti gli effetti che la caffeina ha sul nostro organismo, abbiamo voluto verificare se il momento della giornata in cui si beve il caffè ha un qualche impatto sulla salute del cuore". Lo studio ha coinvolto 40.
Lo conferma uno studio pubblicato su Nature Microbiology
Studio italiano ha identificato il recettore di membrana GPR17 negli oligodendrociti immaturi che circondano le lesioni ischemiche umane, evidenziandone il potenziale come bersaglio terapeutico per la rigenerazione del tessuto cerebrale
La ricerca associa il consumo di bevande zuccherate a milioni di nuovi casi di diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari ogni anno, con un impatto particolarmente significativo nei Paesi in via di sviluppo
Test condotti sui topi nei Paesi Bassi, dal gruppo dell'Hubrecht Institute guidato da Jeroen Bakkers, dimostrano che i risultati sono positivi e non sono stati osservati effetti negativi, come l'ingrossamento del cuore
La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight
I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D
Lo rivela uno studio effettuato su 1771 studenti di 48 scuole elementari pubbliche di Madrid
La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno
Lo rivela uno studio pubblicato sull'European Heart Journal e condotto da Lu Qi della Tulane University, Usa
Lo conferma uno studio pubblicato su Nature Microbiology
Un terzo dei pazienti finisce in una casa di cura entro 3 anni
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