Scotti (Fimmg): Condividiamo la lettura di Schillaci, con carichi eccessivi e carenza di mmg il Servizio sanitario non regge. Sui dati Agenas: Preoccupante che l’Agenzia non includa il dato della convenzionata tra le risorse umane del SSN
“I cittadini hanno difficoltà nel trovare risposte sul territorio. Per questo il nostro massimo sforzo è quello di potenziare questi servizi e fare in modo che non si debba essere costretti ad andare in ospedale per bisogni di salute non gravi. Ma va anche detto che c'è un problema culturale che porta il cittadino a vedere il pronto soccorso come prima risposta”. Lo ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci in un’intervista a Il Messaggero. Il Ministro ha poi specificato che “siamo assolutamente in linea con gli obiettivi del Pnrr che fissa a giugno 2026 la piena funzionalità delle Case di Comunità e degli Ospedali di comunità che daranno un forte contributo per alleggerire il carico sugli ospedali. Ricordo che abbiamo anche già stanziato le risorse per assumere il personale necessario al loro funzionamento: 250 milioni per il 2025 e 350 nel 2026”. E sui medici di famiglia: “La soluzione sta nel lavoro in team, all'interno delle case della comunità e nella necessità di ripensare questa professione che deve essere al passo con i tempi e con i cambiamenti che in questi anni hanno investito la medicina e il servizio sanitario nazionale, a partire dalla digitalizzazione.
«Condividiamo l’allerta contenuta nelle parole del ministro Schillaci: "i medici di famiglia sono pochi e hanno migliaia di assistiti". Così come è vero che il problema è aggravato da una domanda di salute in aumento, una popolazione più anziana e con più bisogni. E andrà ancora peggio nei prossimi due o tre anni per l’importante gobba pensionistica». Silvestro Scotti, segretario generale Fimmg, commenta le parole del ministro Schillaci ai media sul tema dei pronti soccorsi in crisi. Si conferma, insomma, un’apertura da parte della Fimmg e la conferma della volontà dei medici di medicina generale di continuare a lavorare a testa bassa per garantire ai cittadini un’assistenza di prossimità efficace anche in un frangente così difficile com’è quello attuale.
«Siamo sempre dalla parte di chi accetta un confronto aperto e, soprattutto, siamo sempre dalla parte dei cittadini che anno dopo anno ci continuano ad attestare stima e fiducia, come testimoniato anche dall’ultimo rapporto Ipsos». Ciò che invece lascia quantomeno perplesso il leader Fimmg è il dato espresso dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali AGENAS, che omette nella relazione del personale del Servizio sanitario nazionale il dato della medicina generale. Dato che, per la convenzionata, non corrisponde a quanto dichiarato sull’essere in linea del personale del SSN con il 2003. «È preoccupante che AGENAS non integri il dato espresso ottimisticamente sul personale dipendente con la dotazione organica della medicina convenzionata, e in particolare con quella della medicina generale in tutte le sue componenti, che – ricorda Scotti – non è in nessun modo ai livelli del 2003. Anzi, il personale convenzionato sta facendo miracoli nonostante sia sottodimensionato del 20% rispetto ai primi anni 2.000. Quindi, o AGENAS non conosce i dati, o magari non viene in alcun modo presa in considerazione la medicina convenzionata. Non saprei quale delle due ipotesi sia la peggiore. Qualunque sia la risposta, è evidente che questa carenza incide in modo drammatico sulla capacità anche della politica di fare programmazione e, anzi, è parte stessa del problema».
Dalla Fimmg torna poi un invito a mettere in campo misure che possano realmente essere efficaci per ridurre il carico burocratico, rendere sostenibile la fiscalità per i medici di medicina generale e più attrattiva la professione. «Da tempo proponiamo di individuare forme di detassazione delle quote variabili che sono oltretutto collegate agli obiettivi delle Regioni contenute nel Patto della salute e nel PNRR come prevenzione e domiciliarità, utili a sostenere lo sforzo assistenziale prodotto dai singoli medici. È essenziale – prosegue Scotti - un investimento sul corso di formazione in Medicina Generale (unica disciplina formativa post-laurea con il maggiore rapporto di abbandono e senza copertura di posti messi a concorso) che in Manovra è stata completamente dimenticata. Non si può pensare di continuare a prendere strade che riducono l’attrattività della professione e bloccano il ricambio generazionale e aspettarsi che una medicina generale che scompare accentui il filtro del territorio».
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