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Defiscalizzazione prestazioni aggiuntive, la Conferenza delle Regioni esclude i turni notturni. Cimo: Pronti ai ricorsi

Professione Redazione DottNet | 22/11/2024 18:39

Il sindacato dei medici chiederà agli iscritti di segnalare ogni applicazione illegittima della norma ed eventuali richieste di restituzione di somme per turni di lavoro notturno già svolti

Ancora una volta le Regioni cercano di danneggiare i medici, interpretando in modo scorretto la defiscalizzazione delle prestazioni aggiuntive prevista dalla legge 107/2024 sulla riduzione delle liste d’attesa delle prestazioni sanitarie. In un documento approvato lo scorso 7 novembre, infatti, la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome esclude dalla tassazione agevolata le prestazioni aggiuntive effettuate nelle guardie notturne. Turni in cui, peraltro, il disagio vissuto dai medici è considerevolmente superiore: qualora questa interpretazione venisse applicata, quindi, difficilmente si troverebbero medici disposti ad effettuare le prestazioni aggiuntive di notte.

Il contratto della dirigenza sanitaria è chiarissimo: i “servizi di guardia notturna” rientrano tra le prestazioni funzionali al perseguimento della riduzione delle liste di attesa e, dunque, anch’essi devono beneficiare della defiscalizzazione al 15% prevista dalla legge 107/2024.

Una interpretazione del contratto contraria al significato letterale delle espressioni utilizzate e alla comune volontà delle parti sarebbe contraria alla legge. Inoltre, occorre osservare che l’interpretazione del contratto collettivo spetta alle parti contrattuali e, dunque, non alla Conferenza delle Regioni. Condivisibile, invece, l’applicazione della tassazione ridotta per i “compensi erogati” dal 8 giugno 2024 – data in cui è entrato in vigore il decreto-legge – anche se si riferiscono a prestazioni rese precedentemente. Tuttavia, la maggior parte delle (poche) Regioni che hanno già applicato la norma predilige l’applicazione della tassazione agevolata alle sole prestazioni rese successivamente a quella data.

«Abbiamo scritto alla Conferenza delle Regioni, al Ministero della Salute e al Ministero dell’Economia evidenziando la nostra posizione e chiedendo dunque che la norma sia applicata nel modo corretto – dichiara Guido Quici, Presidente della Federazione CIMO-FESMED (a cui aderiscono le sigle ANPO, ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED) –. In caso contrario, siamo pronti ad inondare i Tribunali di tutta Italia con una valanga di ricorsi: chiederemo agli iscritti di segnalarci eventuali applicazioni erronee della norma». «Ci era stata promessa la defiscalizzazione dell’indennità di specificità medica, e invece la bozza di legge di Bilancio prevede un aumento di soli 17 euro al mese. Adesso, addirittura, si tenta di mettere le mani nelle tasche dei medici e di togliere anche quel poco che è stato riconosciuto in questi ultimi mesi, chiedendo loro la restituzione di somme ingenti per turni di lavoro notturno già svolti. L’ennesimo atto ostile delle Regioni anche nei confronti del Ministero della Salute, che ha assunto, con il MEF, l’impegno di abbattere i tempi di attesa. Non siamo più disposti a farci prendere in giro in questo modo, è ora di dire basta» conclude Quici.

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