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Simg, diabete: Medici di famiglia pronti a prescrivere i nuovi farmaci per prevenire sindrome cardio-nefro-metabolica

Medicina Generale Redazione DottNet | 21/11/2024 17:19

La Nota 100 di Aifa ha ampliato la possibilità per la Medicina Generale di prescrivere i più recenti antidiabetici. In particolare farmaci DPP4i, GLP-1 e delle gliflozine (SGLT2-i: inibitori del trasportatore sodio/glucosio di tipo 2)

 Il Medico di Medicina Generale assume un ruolo sempre più autonomo e centrale nella gestione dei pazienti con diabete mellito di tipo 2. Questa patologia, infatti, ha una prevalenza del 6,2%, con previsione di aumento; la disponibilità di nuovi farmaci dalle potenzialità straordinarie e la Nota 100 di Aifa hanno poi aperto nuovi scenari. Si è rivelato così determinante il progetto di formazione per la certificazione del “Medico di Medicina Generale Esperto nella presa in carico e gestione del paziente complesso con diabete mellito e patologie metaboliche correlate, con pluripatologie e disabilità”, organizzato dalla Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie con il contributo non condizionato di Astrazeneca; la seconda edizione si è sviluppata nel corso dell’anno e giunge a compimento a novembre in occasione del Congresso nazionale Simg.

Un bilancio della Nota 100 di Aifa. La Nota 100 di Aifa ha ampliato la possibilità per la Medicina Generale di prescrivere i più recenti farmaci antidiabetici. In particolare, si fa riferimento all’uso dei farmaci DPP4i, GLP-1 e delle gliflozine (SGLT2-i: inibitori del trasportatore sodio/glucosio di tipo 2), la cui efficacia è stata ampiamente documentata nelle recenti Linee Guida delle Società Diabetologiche europee e americane anche per le complicazioni cardiovascolari e renali.
Un medico di famiglia sempre più vicino al paziente diabetico. Il corso di alta formazione in ambito diabetologico si conclude con un attestato, che consente ai medici di famiglia di avviare il percorso di certificazione professionale delle competenze.

La certificazione ha come nucleo un esame nel quale, in un confronto professionale con gli esaminatori, professionisti di comprovata esperienza, i candidati vengono valutati e riconosciuti come Esperti. Il valore del percorso è assicurato da un ente di certificazione accreditato da Accredia (Ente Unico nazionale di accreditamento designato dal governo italiano). Il Mmg Esperto può offrire consulenze cliniche ai colleghi sia nelle case di comunità che negli ospedali, partecipare a progetti di formazione, collaborare all’elaborazione dei Pdta e contribuire alla ricerca.

“Dopo la pubblicazione nel 2022 della Nota 100, la Simg ha promosso vari eventi formativi per favorire la prescrizione di appropriate terapie del diabete mellito – sottolinea Gerardo Medea, Consigliere Nazionale e Responsabile della Ricerca Simg – Ad oggi più di cento medici hanno ottenuto il titolo di Mmg esperto in diabete e patologie metaboliche e ad essere iscritti in un registro riconosciuto anche a livello europeo. Abbiamo creato anche un osservatorio permanente per valutare la presa in carico, l’appropriatezza prescrittiva e la competenza acquisita dai medici di famiglia nell’applicazione della nota 100. L’obiettivo è stimolare i Medici di Medicina Generale a prescrivere questi farmaci, con vantaggio del paziente nell’accesso a trattamenti dagli indubbi effetti benefici.
Dopo il primo ciclo di formazione possiamo trarre un bilancio positivo: gli indicatori mostrano un aumento della presa in carico e un progressivo miglioramento nella prescrizione autonoma di questi farmaci, con il 40% dei MMG partecipanti che hanno compilato la prima scheda di monitoraggio”.

La complicazione cardio-nefro-metabolica. L’elevata sovrapposizione tra diabete, malattie cardiache e renali ha portato alcune società scientifiche a definire la sindrome cardio-nefro-metabolica, che colpisce circa 11,6 milioni di persone in Italia. “Per la sua complessità clinica, questa sindrome richiede un approccio multidisciplinare e integrato che punti non soltanto al controllo glicemico, ma anche al controllo del peso corporeo, alla gestione dei fattori di rischio cardiovascolare e soprattutto alla protezione d’organo cardio renale – sottolinea Tindaro Iraci, Simg Palermo – I farmaci ipoglicemizzanti come gli agonisti recettoriali del GLP1 e gli SGLT2 inibitori hanno dimostrato efficacia nel ridurre il rischio cardiovascolare di tipo aterosclerotico sia in prevenzione secondaria che in prevenzione primaria , quindi anche in quei soggetti che pur in assenza di patologia cardiovascolare accertata, presentino indicatori di rischio cardiovascolare elevato, come l’ipertensione, l’obesità o la dislipidemia aterogena.Gli SGLT2 inibitori hanno dimostrato efficacia anche nel rallentare la progressione della malattia renale cronica e nel ridurre le ospedalizzazioni per scompenso cardiaco. È quindi importante che i medici di famiglia identifichino precocemente tra i loro assistititi tutti i soggetti che potrebbero giovarsi di trattamenti in grado di prevenire l’insorgenza delle complicanze e offrano loro, in maniera tempestiva, la migliore terapia”.

Il ruolo del Mmg nella stadiazione del paziente. Il Mmg è in prima linea per l’identificazione precoce dei pazienti ad alto rischio di sviluppo di danno cardiorenale. “Per la stadiazione del rischio, sono necessari il monitoraggio della creatinina e il valore della microalbuminuria – spiega Maurizio Ridolfi, Simg Roma – Il monitoraggio regolare di questi parametri è essenziale per rallentare la progressione del danno e adattare tempestivamente la terapia, in cui gli SGLT-2 svolgono un ruolo chiave. La nefroprotezione di questi farmaci è indipendente dalla riduzione della glicemia stessa, agendo sulla diminuzione della pressione intra-glomerulare e sulla riduzione dello stress ossidativo; si introduce dunque un approccio terapeutico multidimensionale che permette un effetto protettivo su reni e sistema cardiovascolare. Alla luce di queste considerazioni, è bene che il Medico di Medicina Generale si impegni per identificare e stadiare precocemente nei pazienti diabetici il rischio di danno cardiorenale, per migliorare la gestione della malattia, prevenirne le complicanze e migliorare la qualità di vita dei pazienti”.

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