Ricci: "Abbiamo scelto di utilizzare dei 'mattoncini' di DNA sintetico che, una volta mescolati in soluzione, interagiscono e formano strutture tubolari solo in presenza di una specifica sequenza di RNA"
Un team di ricercatori dell'Università di Roma Tor Vergata insieme a un team dell'Università della California, Los Angeles, ha recentemente pubblicato su Nature Communications https://www.nature.com/articles/s41467-024-52986-z#peer-review uno studio finalizzato a ricreare in laboratorio l’affascinante processo con cui le cellule formano o smantellano strutture molecolari in momenti precisi. La possibilità di imitare questo processo, progettando strutture su scala nanometrica, apre la strada a un'ampia gamma di applicazioni, dalla biomedicina alla diagnostica.
"Abbiamo pensato all'idea di ricreare in laboratorio reti di geni che, in base al momento della loro attivazione, possono formare o disassemblare materiali sintetici", commenta il prof.
"Siamo riusciti a creare una rete di geni artificiale", spiega la professoressa Elisa Franco, ordinario a UCLA, "che può controllare non solo la formazione o distruzione delle strutture, ma anche la loro composizione in momenti precisi. Ogni mattoncino è progettato per cambiare colore in base all'attivazione temporale dei diversi geni. In questo modo possiamo monitorare visivamente l'attivazione genica e osservare come queste strutture si evolvono nel tempo, riflettendo lo stato funzionale del sistema".
"Il nostro approccio non si limita a strutture di DNA", conclude la dottoressa Daniela Sorrentino, prima autrice dello studio e che ha trascorso gli ultimi mesi del suo dottorato nel laboratorio della prof.ssa Franco ad UCLA, "ma può essere esteso ad altri materiali e sistemi. Coordinando i segnali biochimici, possiamo assegnare funzioni diverse agli stessi componenti, creando materiali che evolvono spontaneamente nel tempo. Questo apre nuove strade alla biologia sintetica e a possibili applicazioni in medicina e biotecnologia"
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