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Tra un medico italiano e un suo collega straniero c'è un gap di 60mila euro l'anno. Le ragioni di una fuga e dello sciopero

Professione Redazione DottNet | 31/10/2024 16:09

La disparità salariale, associata al peggioramento delle condizioni di lavoro, contribuisce a una crescente insoddisfazione tra i camici bianchi del nostro Paese

A monte dell'insoddisfazione dei medici ci sono gli stipendi non in linea col resto dell'Europa - in media 50mila euro in meno l'anno - e neppure con altre professioni. Secondo i dati AMSI, tra il 1° gennaio 2023 e l'ottobre 2024, oltre 13.550 professionisti della sanità hanno formalmente richiesto informazioni su come trasferirsi all’estero. Tra questi, il 54% sono medici, il 31% infermieri e il 10% fisioterapisti, con una crescita significativa rispetto ai periodi precedenti con una percentuale del 33% nel 2024 rispetto il 2023 e del 52% del 2023 rispetto il periodo 2019-2022: "Nel biennio 2021-2022, avevamo ricevuto circa 4.700 richieste, un numero che in venti mesi è più che raddoppiato," sottolinea Foad Aodi, presidente Amsi.

"È un dato preoccupante, che riflette la disillusione e la frustrazione di chi lavora quotidianamente nel nostro sistema sanitario, spesso senza tutele adeguate e con prospettive di carriera sempre più esigue".

La disparità salariale, associata al peggioramento delle condizioni di lavoro, contribuisce a una crescente insoddisfazione tra i camici bianchi del nostro Paese. Aggravata dalle parole del ministro della Salute Orazio Schillaci, che ha stanziato solo 1,3 miliardi dopo averne promessi più di tre, che ha dichiarato di non aver mai visto un medico “indigente. Pochi soldi che consentiranno alle casse statali di elargire un aumento di  appena 17 euro netti al mese in più in busta paga. Motivo per cui per il 20 novembre è stato dichiarato uno sciopero nazionale di 24 ore.

Ma vediamo quanto guadagna un medico italiano, a confronto con un suo collega straniero: Dopo una preparazione specialistica, che prevede nella maggior parte dei casi almeno 10 anni di studio, un medico assunto dal sistema sanitario nazionale ha una retribuzione netta di circa 2.500 euro dopo le tasse. Spesso il suo lavoro prevede turni di guardia di 12 ore, anche di notte, e una disponibilità pressoché continua, soprattutto alla luce della grave carenza di personale a cui sono soggetti gli ospedali. All’estero le condizioni economiche sono molto migliori. Gli stipendi dei medici italiani sono sotto media sia rispetto ai Paesi Ocse che a quelli dell’Unione Europea. In Danimarca, Irlanda e Germania i camici bianchi guadagnano fino a 100mila euro in più. Cifra che sale a 110mila in Islanda e nei Paesi Bassi, e addirittura a oltre 200mila in Lussemburgo.

La disparità di trattamento economico tra i professionisti italiani e quelli di altri Paesi europei è evidente fin dagli anni della specializzazione. La Germania offre ai medici in formazione uno stipendio netto di circa 3.200 euro, grazie anche a una tassazione agevolata che permette loro di ottenere uno dei salari netti più alti in Europa. In Italia, la borsa garantita agli specializzandi è di circa 1.600 euro netti. Una cifra inferiore a quella prevista per i colleghi di CiproCroaziaFrancia e di praticamente la totalità dei paesi del nord Europa, ma analoga a quella guadagnata dai colleghi rumeni. La differenza però è che, prendendo in considerazione i salari a parità di potere d’acquisto (Ppp) – per tener conto delle differenze di costo della vita nei diversi Stati – gli specializzandi di Bucarest vengono pagati il doppio rispetto a quelli italiani.

Il Ppp è il parametro che la Fems (Federazione europea dei medici salariati) prende in considerazione per valutare la reale condizione economica dei medici del continente. Rispetto all’Italia, dove gli stipendi sono bassi e il costo della vita alto, i salari di molti paesi Ue sono più competitivi. Garantiscono un potere d’acquisto più alto grazie a un costo della vita inferiore o a una tassazione meno gravosa per i medici. Nei Paesi dell’Europa dell’Est, come per esempio Bulgaria e Romania, nonostante gli stipendi siano più bassi, i medici hanno un potere d’acquisto maggiore. Si potrebbe dire che sono meno “indigenti” dei colleghi italiani. In Francia, invece, sebbene i salari lordi non siano tra i più alti in Europa (5mila euro per un medico assunto da meno di 10 anni), le agevolazioni fiscali consentono di ottenere stipendi netti tra i migliori del continente: circa 4.200 euro.

E con il proseguire della carriera il divario peggiora, perché in Italia gli stipendi crescono molto meno che nelle altre nazioni dell’Unione. Dopo 25 anni di lavoro, un professionista italiano riceve in busta paga in media circa 3.600 euro. Con lo stesso grado di anzianità, ad Amsterdam, Vienna, Berlino o Bruxelles guadagnerebbe dai 6mila euro in su. A Parigi, addirittura 7.500. Amsi evidenzia che la "fuga dei camici" coinvolge prevalentemente giovani professionisti, molti dei quali all’inizio della carriera ma già insoddisfatti del contesto lavorativo e sociale in cui si trovano. Oltre l'82% di coloro che richiedono informazioni per l’estero lavora nel settore pubblico, con il maggior numero di richieste provenienti da reparti di emergenza-urgenza, anestesia, neurochirurgia, ortopedia e pediatria. Le regioni più colpite includono il Lazio, il Veneto, la Lombardia, la Toscana, la Sicilia, la Sardegna e la Campania.

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