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Tumore della prostata: prevenzione e innovazione terapeutica garantiscono la sopravvivenza del 91% dei pazienti a 5 anni dalla diagnosi

Oncologia Redazione DottNet | 16/07/2024 16:18

Secondo i dati de “I Numeri del Cancro di AIOM”, in Italia i pazienti che vivono dopo una diagnosi di tumore della prostata sono 564.000

Il tumore della prostata è il più diffuso tra la popolazione maschile italiana: rappresenta infatti il 19,8% di tutti i tumori diagnosticati negli uomini. Solo nel 2023, secondo i dati de "I Numeri del Cancro di AIOM", sono state stimate 41.100 diagnosi.  Nonostante il numero crescente di diagnosi, il rischio di un esito infausto è ridotto, specialmente se la malattia viene individuata e trattata tempestivamente. In Italia, gli uomini che convivono con una diagnosi di tumore della prostata sono oggi 564.000 e la sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi è del 91%.

Da queste premesse sono iniziati oggi i lavori dell’evento istituzionale "PROSpective - Qualità di vita e tumore della prostata: evoluzione terapeutico-gestionale per il paziente", organizzato da Cencora-Pharmalex, con il patrocinio di AIRO - Associazione Italiana Radioterapia e Oncologia clinica, Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Europa Uomo, SIURO – Società Italiana di Uro-Oncologia e Fondazione Longevitas e con il contributo non condizionato di Astellas Pharma.

Clinici, istituzioni e Associazioni pazienti hanno discusso come le più innovative tecniche chirurgiche e trattamenti terapeutici, garantiscono oggi ottimi risultati in quasi il 100% dei casi, a condizione che la diagnosi sia tempestiva. Inoltre, i trattamenti farmacologici hanno visto significative innovazioni, migliorando il tasso di sopravvivenza e la qualità della vita dei pazienti.

"Uno dei principali fattori di rischio per il tumore della prostata è l’età. La sua incidenza aumenta con il progredire degli anni e colpisce prevalentemente la popolazione maschile over 50 con un picco intorno ai 70 anni." - spiega il Prof. Andrea Tubaro, Professore Ordinario di Urologia, Direttore UOC urologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Andrea, Roma - "Nel tumore della prostata la prevenzione, intesa come diagnosi precoce e tempestiva, riveste grande importanza. La percentuale dei pazienti che sopravvive a 5 anni dalla diagnosi è del 91%, ciò grazie a tutti gli strumenti altamente efficaci ad oggi disponibili e che possono anche essere combinati tra loro, come la chirurgia e la radioterapia, insieme a terapie di nuova generazione che ne hanno modificato il trattamento".

Grazie alla maggiore diffusione di esami, tra cui il test PSA, è possibile una presa in carico tempestiva del paziente con tumore della prostata. Come per altre patologie oncologiche, anche il tumore della prostata richiede una corretta gestione clinico-assistenziale fondata su una piena integrazione multidisciplinare, così da garantire al paziente una presa in carico funzionale alle diverse esigenze che la patologia richiede. Nel percorso di cura è, infatti, fondamentale un approccio multidisciplinare che vede coinvolti, oltre all’urologo, anche oncologi radioterapisti, oncologi medici, anatomo-patologi, psicologi e infermieri. Nonostante le Prostate Cancer Units o Unità Prostatiche Multidisciplinari rappresentano il modello di riferimento per un’adeguata ed efficiente gestione del più diffuso tumore maschile, di cui le strutture sanitarie dispongono, in Italia esiste un bisogno di multidisciplinarietà sottolineato dai pazienti. Secondo la recente indagine di Cittadinanzattiva, emerge che l’84,5% dei pazienti con tumore della prostata chiede di essere preso in carico da un team multidisciplinare2

"Il tumore della prostata spesso è asintomatico all’esordio, è pertanto di vitale importanza una sua diagnosi quanto più precoce possibile, prestando tuttavia attenzione al rischio di diagnosticare forme clinicamente non importanti e da non trattare (sorveglianza attiva), motivo del fallimento dei programmi di screening basati sul PSA. Oggi, la disponibilità di strumenti diagnostici sempre più precisi e di innovative conoscenze biologiche, unite a nuove opzioni terapeutiche, sta cambiando il decorso di questa patologia, riuscendo ad allungare l’aspettativa di sopravvivenza e a garantire una buona qualità di vita ai pazienti." - spiega il Prof. Sergio Bracarda (nella foto), Presidente Società Italiana di Uro-Oncologia, SIUrO e Direttore della struttura complessa di Oncologia medica e traslazionale e del dipartimento di Oncologia presso l’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni - "In quest’ottica nel paziente oncologico prostatico, l’approccio multidisciplinare basato sulla sinergia e competenza di più specialisti coinvolti, tra cui oncologo, radioterapista e urologo, che collaborano fra loro, permette di porre il paziente al centro del percorso di diagnosi e cura sempre più personalizzate in tutte le fasi della malattia".

Il nodo cruciale emerso nel trattamento dei pazienti con tumore della prostata è, ancora oggi, la necessità di definire Percorsi Diagnostico Terapeutico Assistenziali (PDTA) certificati, dove l’approccio multidisciplinare è fondamentale per garantire una presa in carico tempestiva, integrata ed efficiente del paziente.  "In una società in cui la vulnerabilità maschile non ha diritto di cittadinanza, discutere della sofferenza degli uomini diventa un atto di dolce forza per un sistema socio-sanitario sempre più equo e orientato al benessere totale del cittadino-paziente. Sotto l’ideale culturale dell’individuo sempre sano e forte, troppi uomini nascondono il proprio malessere e trascurano i segnali di malattia. Ribadisco, quindi, la necessità di una maggiore sensibilizzazione sul tema e il ruolo preponderante di percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali ben strutturati, che prevedano un approccio multidisciplinare e personalizzato, in grado di rispondere alle esigenze specifiche di ogni paziente, riconoscendo e affrontando anche gli aspetti psicologici e sociali legati alla malattia. Solo così potremo migliorare ulteriormente il tasso di sopravvivenza e la qualità della vita di chi è colpito dal cancro della prostata." – così il Senatore Antonio Guidi, membro della commissione Affari sociali e Sanità e della commissione Cultura del Senato, già ministro alla Famiglia e neuropsichiatra.

Nel tumore alla prostata il percorso è chiaro e va dalla diagnosi precoce, attraverso programmi di screening, fino alla diagnosi tempestiva che porta al trattamento grazie a team multidisciplinari. L’innovazione terapeutica, sempre più avanzata e meno invasiva, sta contribuendo ad aumentare la durata della vita e a migliorare il benessere dei pazienti.

Fulvio Berardo, amministratore delegato di Astellas Italia, ha commentato: "Una diagnosi di tumore ha un impatto significativo sulla vita e sulle prospettive non solo del paziente, ma anche dei suoi familiari. Per garantire una gestione ottimale del tumore della prostata, è di fondamentale importanza sensibilizzare gli uomini adulti affinché superino le barriere, i tabù e le resistenze che spesso ostacolano l'accesso alla diagnosi precoce. Riuscire a individuare il tumore in fase iniziale, anche prima che compaiano i sintomi, rappresenta un fattore determinante per aumentare le possibilità di guarigione, ridurre la mortalità e migliorare la qualità della vita dei pazienti. È inoltre importante che le persone con carcinoma prostatico possano poter accedere a percorsi diagnostico-terapeutici multidisciplinari che permettano una presa in carico olistica del paziente. Negli ultimi dieci anni, Astellas ha compiuto notevoli progressi nella ricerca in campo oncologico con l’obiettivo di sviluppare soluzioni che possano migliorare la salute delle persone e ridefinire gli standard di cura".

Epidemiologia

Negli ultimi dieci anni, il carcinoma prostatico è diventato il tumore più frequente negli uomini,

rappresentando il 19,8 % di tutti i tumori maschili. La sua incidenza aumenta con il progredire dell’età e

colpisce prevalentemente la popolazione maschile over 50 con un picco di incidenza intorno ai 70 anni.

Nell’anno 2023, in Italia sono state effettuate circa 41.100 nuove diagnosi e gli uomini che vivono con una

diagnosi di tumore della prostata sono 564.000. La sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi è del 91%1-

2

Fattori di rischio e screening

Tra i fattori di rischio che aumentano la possibilità di sviluppare la patologia sono da considerare:

Età: la probabilità di contrarre il tumore aumenta sensibilmente oltre i 50 anni;

Etnia: gli uomini afroamericani sono più a rischio rispetto agli uomini di altre etnie per i più elevati

livelli circolanti di androgeni, DHT e 5-alfa-reduttasi;

Familiarità: il rischio di ammalarsi è maggiore per chi ha o ha avuto in famiglia un parente con

tumore della prostata rispetto a quelli con nessuna storia familiare.

• La presenza di mutazioni in alcuni geni come BRCA1 e BRCA2 e alti livelli di ormoni maschili

• Fattori legati allo stile di vita come obesità, fumo, una dieta ricca di grassi saturi e mancanza di

attività fisica.3-4

Nell’ultimo decennio, l’incidenza del carcinoma prostatico è aumentata poiché c’è stata una maggiore

diffusione e capacità diagnostica attraverso lo screening precoce.

Tra gli esami che aiutano a identificare la presenza di un tumore della prostata ci sono:

dosaggio del PSA (Antigene Prostatico Specifico), ovvero, un semplice prelievo di sangue per

individuare livelli elevati di PSA che potrebbero indicare problematiche prostatiche;

esame digitorettale (DRE), che consiste nella palpazione manuale della superficie prostatica;

ecografia prostatica, che permette di individuare la presenza di aree sospette a livello della

prostata;

biopsia eco guidata, un esame diagnostico che consente di prelevare materiale biologico dalla

prostata, per sottoporlo ad esame istologico e verificarne la natura e le caratteristiche.1

Inquadramento del paziente

La combinazione di informazioni derivanti dalle tecniche diagnostiche di imaging (TNM), valutazione

biochimica (valori di PSA) , derivanti dalla valutazione istologica permette di definire alla diagnosi la classe

di rischio del singolo paziente. Un corretto inquadramento rappresenta il punto di partenza per stabilire

quale sia la miglior strategia terapeutica e per ottenere informazioni riguardo alla prognosi e per

confrontare i risultati delle varie opzioni terapeutiche5.

Per la stadiazione viene utilizzata la classificazione TNM (Tumor, Node, Metastasis). Il sistema TNM è

basato sull’esecuzione di imaging di secondo livello (RMN e/O TC) e la valutazione dei seguenti

parametri:

• L’estensione del tumore primario (categoria T). Il valore di questo parametro varia da T0, tumore

non presente, a T4, tumore che ha invaso le strutture adiacenti.

• La diffusione o meno del cancro ai linfonodi vicini (categoria N)

• L’assenza o presenza di metastasi distanti (categoria M)

Altro elemento fondamentale nella valutazione della malattia è la caratterizzazione istologica. Il Gleason

è lo score istologico di riferimento nel carcinoma della prostata e rappresenta uno dei fattori prognostici

indipendenti più importanti. Questo sistema di grading tiene conto dell’aspetto delle cellule tumorali e

della loro organizzazione architetturale e attribuisce un punteggio crescente al crescere dell’aggressività

della neoplasia, con riferimento alle due forme più diffuse nel campione bioptico esaminato. Il punteggio

definito istologicamente può essere ulteriormente stratificato in cinque classi di rischio secondo la

classificazione ISUP (International Societu of Urological Pathology).

Patologia

Il carcinoma prostatico (PCa) è un tumore della ghiandola prostatica, che origina dalle cellule epiteliali, le

quali vanno incontro a mutazioni e, conseguentemente, crescono in modo incontrollato e anomalo.

Nelle fasi iniziali può essere asintomatico e spesso ha un decorso indolente che può richiedere un

trattamento minimo o nullo. Tuttavia, negli stadi più avanzati il tumore della prostata può causare

ritenzione urinaria, dolore alla schiena e alle ossa, compressione del midollo spinale e, soprattutto,

l’insorgenza di metastasi che compromettono la possibilità di cura per i pazienti1-2.

In particolare, sulla base dell’estensione della malattia e della sensibilità ADT si possono riconoscere

quattro differenti stadi di malattia3Errore. L'origine riferimento non è stata trovata.:

carcinoma prostatico non metastatico ormono-sensibile (nmHSPC): presenza di neoplasia

localizzata o localmente avanzata. Da questa fase, la malattia può progredire a 3 stadi differenti

di seguito riportati;

carcinoma prostatico non metastatico resistente alla castrazione (nmCRPC): condizione

definita dalla presenza di una recidiva biochimica (cioè, livelli di PSA in aumento) in assenza di

una malattia radiologicamente evidenziabile con almeno un imaging tradizionale nonostante

l’ADT. Nel paziente con nmCRPC, il tumore progredisce biochimicamente nonostante l’adeguata

castrazione definita da livelli di testosterone sierico <50 ng/dL;

carcinoma prostatico metastatico ormono-sensibile (mHSPC): condizione in cui la malattia è

estesa ad altre parti del corpo (con interessamento delle ossa nell’80% dei casi). Il paziente può

essere sia già stato trattato con terapia locale nella fase non metastatica e aver sviluppato

successivamente metastasi (paziente con malattia progressiva o “relapse”), sia essere di nuova

diagnosi o “de novoin cui il tumore è stato diagnosticato in fase già metastatica;

carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione (mCRPC): condizione di nmHSPC

o di mHSPC o di nmCRPC che in trattamento con ADT progredisce alla condizione metastatica

resistente alla castrazione.

I pazienti possono progredire in modo diverso nei vari stadi della malattia, e non tutti i pazienti affetti da

PCa progrediscono effettivamente ad uno stadio successivo, in quanto in alcuni casi la terapia definitiva

risulta essere sufficiente a guarire la patologia. In generale, sebbene non sia noto quanto tempo i pazienti

affetti da nmHSPC trascorrano in ciascuno stadio, in media la progressione verso lo stadio CRPC avviene

entro 12 mesi dallo sviluppo di mHSPC.

Terapia

Il trattamento del tumore della prostata ha obiettivi diversi a seconda dell’estensione ed aggressività

della malattia, dell’aspettativa di vita del paziente e della presenza di patologie concomitanti che

possono rappresentare un rischio di morte superiore a quello della stessa malattia prostatica. Poiché lo

stimolo proliferativo a livello della cellula tumorale della prostata è guidato dall’attivazione del recettore

degli androgeni ad opera del testosterone, la principale strategia terapeutica nel PCa è rappresentata

dalla riduzione dei livelli di testosterone circolante, tramite deprivazione androgenica (ADT) . Con il

progredire delle tecnologie diagnostiche e terapeutiche, aa discussione multidisciplinare dei casi clinici è

oggi un elemento imprescindibile per garantire le migliori possibilità di cura al paziente.

Nei pazienti con malattia localizzata e con basso rischio di progressione esistono diverse strategie

terapeutiche che possono essere adottate: vigile attesa (watchful waiting in inglese) consiste nel solo

monitoraggio della progressione della patologia ed è una opzione destinata a pazienti con aspettativa di

vita <10 anni e che non riuscirebbero a sopportare gli effetti collaterali delle terapie; sorveglianza attiva,

monitoraggio attento sull’avanzamento della malattia attraverso controlli periodici al fine di ridurre gli

effetti collaterali dei trattamenti: prostatectomia radicale o radioterapia.

Nei pazienti con malattia localizzata e con rischio intermedio-alto di progressione, invece, può essere

raccomandato un trattamento radioterapico esterno e/o una terapia di deprivazione androgenica (ADT)

o l’intervento di prostatectomia seguito da ormonoterapia adiuvante.

Negli stadi successivi di malattia l’ADT rimane il backbone del trattamento farmacologico, sebbene la

monoterapia non sia più considerata lo standard di trattamento. La strategia di trattamento nella malattia

mHSPC viene generalmente definita sulla base della quantità e localizzazione delle metastasi e prevede

l’utilizzo di ARSI (inibitori del segnale degli androgeni) con aggiunta o meno di chemioterapia a base di

taxani. Il ricorso alla radioterapia può essere valutato in sede di discussione multidisciplinare nei pazienti

con malattia oligometastatica. L’aggiunta di ARTA (agenti che hanno come target il recettore androgenico)

alla terapia con ADT è raccomandata inoltre nel paziente con malattia nmCRPC ad alto rischio, definita

sulla base della dinamica di crescita del PSA.

La terapia del paziente con malattia mCRPC si avvale dei presidi terapeutici summenzionati e di recente

sono stati approvati inibitori dei PARP nei tumori che presentano mutazioni a carico dei geni BRCA1 e

BRCA2 e una terapia di precisione che si avvale di un radiofarmaco6.

In uno scenario terapeutico in rapidissima evoluzione e con il progressivo miglioramento delle cure

disponibili e dell’aspettativa di vita dei pazienti, la migliore scelta terapeutica per il paziente che riceve una

diagnosi di carcinoma della prostata deriva dall’attiva collaborazione e dal confronto tra i diversi

specialisti facenti parte di gruppi multidisciplinari di patologia come le Prostate Units. Queste ultime

possono essere formate da urologi, oncologi radioterapisti, oncologi medici, anatomo -patologi, psicologi,

infermieri e da figure specialistiche coinvolte in specifiche fasi del percorso di cura del paziente. 4-7

Referenze:

1. I numeri del cancro in Italia 2023 – AIOM. Disponibile al link:

https://www.aiom.it/wpcontent/uploads/2024/02/2023_AIOM_NDC-web_def.pdf

2. Un nuovo approccio dell'UE allo screening dei tumori: programmi di diagnosi precoce del tumore

polmonare e della prostata - Ministero della salute. Disponibile al link:

https://www.salute.gov.it/portale/tumori/dettaglioContenutiTumori.jsp?lingua=italiano&id=615

1&area=tumori&menu=screening

3. Linee Guida Prostate Cancer EAU 2023. Disponibile al link:

https://d56bochluxqnz.cloudfront.net/documents/full-guideline/EAU-EANM-ESTRO-ESUR-ISUPSIOG-

Guidelines-on-Prostate-Cancer-2024_2024-04-09-132035_ypmy_2024-04-16-

122605_lqpk.pdf

4. Linee guida CARCINOMA DELLA PROSTATA – AIOM. Disponibile al link:

https://www.iss.it/documents/20126/8403839/LG450 -AIOM_Ca_prostata

5. Linee guida AIOM 2019

6. Linee guida AIOM 2019 e Linee guida ESMO 2023

7. Prostate Cancer Units – Regione Lombardia. Disponibile al link:

https://www.istitutotumori.mi.it/prostate-cancer-unit

8. Mohler JL, Antonarakis ES, Armstrong AJ, D’Amico AV, Davis BJ, Dorff T, et al. NCCN Prostate

Cancer, Version 2.2019, NCCN Clinical Practice Guidelines in Oncology. Journal of the National

Comprehensive Cancer Network. 1 maggio 2019;17(5):479–505.

9. Mohler JL, Antonarakis ES. NCCN Guidelines Updates: Management of Prostate Cancer. Journal

of the National Comprehensive Cancer Network. 1 maggio 2019;17(5.5):583–6.

10. Anantharaman A, Small EJ. Tackling non-metastatic castration-resistant prostate cancer: special

considerations in treatment. Expert Rev Anticancer Ther. luglio 2017;17(7):625–33.

11. Chang AJ, Autio KA, Roach M, Scher HI. High-risk prostate cancer-classification and therapy. Nat

Rev Clin Oncol. giugno 2014;11(6):308–23.

12. Scher HI, Heller G. Clinical states in prostate cancer: toward a dynamic model of disease

progression. Urology. marzo 2000;55(3):323–7.

13. Anantharaman A, Small EJ. Tackling non-metastatic castration-resistant prostate cancer: special

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14. Rawla P. Epidemiology of Prostate Cancer. World J Oncol. 2019;10(2):63 -89

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