Schillaci: "Spero che l'Italia diventi la prima nazione Ue ad avere uno screening per il cancro del polmone"
Lo screening del cancro al polmone allunga la vita. Adesso c'è la prova, la dimostrazione nel mondo reale del fatto che sottoporre a controlli annuali le persone a rischio permette davvero di diagnosticare prima questo tumore big killer, con più speranze di curarlo. A promuovere un approccio di prevenzione secondaria che il nostro Paese intende adottare su scala nazionale ("Spero che l'Italia diventi la prima nazione Ue ad avere uno screening per il cancro del polmone", ha affermato il ministro della Salute Orazio Schillaci nel marzo scorso, ospite a Roma dell'evento Adnkronos Q&A 'Salute e sanità, una sfida condivisa') è uno studio condotto sui veterani Usa e pubblicato su 'Cancer', rivista dell'American Cancer Society.
Il carcinoma polmonare, ricordano gli autori, è la principale causa di morte per cancro nel mondo e nella maggior parte dei casi viene scoperto quando ormai è in stadio avanzato.
su un totale di 57.919 assistiti colpiti dal tumore, 2.167 (3,9%) erano stati sottoposti a screening prima della diagnosi. Ebbene, fra questi ultimi sono stati osservati tassi più alti di diagnosi precoce (52% di casi in stadio I, rispetto al 27% tra il gruppo non screenato), nonché tassi più bassi di morte per qualsiasi causa (49,8% contro 72,1%) e di morte per cancro (41% contro 70,3%) in 5 anni. "E' incredibile essere testimoni di come gli sforzi nazionali volti ad aumentare gli screening nell'ambito del Programma di oncologia di precisione per il polmone possano portare a miglioramenti sostanziali negli esiti della malattia", commenta per gli autori Michael Green dell'università del Michigan e del Veterans Affairs Ann Arbor Healthcare System.
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