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Ipotiroidismo subclinico: difficoltà nella diagnosi e nel monitoraggio

Ipotiroidismo Redazione DottNet | 28/05/2024 11:44

Nonostante l’ipotiroidismo non sia una condizione complessa da identificare essa è caratterizzata da sintomi aspecifici che spesso possono ritardare la diagnosi. Tale difficoltà, tuttavia può divenire un vero e proprio problema nel caso dell’ipotiroidismo subclinico.

L'ipotiroidismo (o mixedema) è un disturbo endocrino molto comune a livello globale  ed è ampiamente diffuso in tutte le fasce d’età.[1] Si tratta di una patologia non trasmissibile i cui rischi e conseguenze sono prevenibili se diagnosticata con tempestività.[1] Le attuali linee guida per il trattamento della patologia indicano l’utilizzo della levotiroxina (LT4), molecola disponibile fin dagli anni '30 ma che inizialmente, nonostante gli evidenti vantaggi, non aveva riscosso un ampio consenso probabilmente a causa del suo alto costo iniziale.[1] Nei casi tipici di ipotiroidismo manifesto, la diagnosi non è particolarmente difficile, e si basa sull’esame obiettivo da parte del medico seguito da un esame quantitativo dei livelli di ormone tireostimolante (TSH) e dei livelli di triiodiotironina (FT3) e tiroxina (FT4) nel sangue.[1] Tuttavia, i sintomi più comuni dell’ipotiroidismo non sono specifici e comprendono una serie di manifestazioni cliniche come affaticamento, letargia, intolleranza al freddo, aumento di peso, stitichezza e pelle secca, con un'ampia variazione intra-individuale a seconda dell'età, del sesso e di altri fattori per cui a volte può non essere immediata la relazione tra i sintomi e la diagnosi della patologia, determinando un ritardo nell’inizio del trattamento.[2] La mancanza di un trattamento precoce nell’ipotiroidismo può portare a gravi danni permanenti e ad un rischio più elevato di diverse malattie secondarie come l’aumento del carico di malattie cardiovascolari, obesità, ipertensione, scarsa capacità fisica e scarsa qualità della vita.[1] La difficoltà nel mettere in relazione la sintomatologia con la diagnosi della patologia diviene ancora più evidente nei casi di ipotiroidismo subclinico (SHypo).[2] Circa il 12% della popolazione adulta, infatti, soffre di una condizione precoce di deficit dell’ormone tiroideo in cui i segni e sintomi della patologia non sono ancora manifesti ed i livelli di tiroxina libera sono al limite del loro intervallo di riferimento normale con un conseguente aumento dell’ormone tireotropo (TSH) sierico, che invece risulta già al di fuori del suo intervallo di riferimento.[2,3] Tale condizione può essere del tutto asintomatica o con sintomi e manifestazioni cliniche più lievi e/o differenti rispetto alle manifestazioni cliniche dell’ipotiroidismo manifesto; alcuni studi hanno mostrato un aumento dei tassi di sintomi depressivi, una ridotta funzione cognitiva e ridotte capacità mnemoniche nei pazienti affetti da ipotiroidismo subclinico.

[2] Alla luce di ciò la valutazione e l’interpretazione dei sintomi dell’ipotiroidismo subclinico possono essere difficili per cui in questo caso la diagnosi necessita di misurazioni di laboratorio ancora più dettagliate poiché costituiscono la base primaria per le decisioni sul trattamento e gli intervalli di riferimento devono essere interpretati correttamente.[2] Le attuali linee guida dell’American Thyroid Association (ATA) consigliano di trattare l'ipotiroidismo subclinico con levotiroxina se il TSH è ≥ 10 mIU/L o se il TSH ≥ 4-4,5 mIU/L in combinazione con sintomi e/o comorbilità tenendo conto anche dell'età.[2] Circa il 75% dei pazienti affetti da SHypo, tuttavia, è affetto da una forma lieve, caratterizzata da una concentrazione sierica di TSH compresa tra 4,5 e 6,9 mIU/L, ma in assenza di sintomatologia e di fattori di rischio cardiovascolare.[2] In questi casi di SHypo lieve il TSH sierico di solito si normalizza durante il follow-up per cui il disturbo è reversibile e non necessita di trattamento farmacologico.[2,3]  Le concentrazioni sieriche di TSH e FT4 vengono per lo più misurate utilizzando test immunologici automatizzati (IA) nei laboratori clinici; tuttavia è importante sottolineare che tali test appartengono a diversi produttori, per cui, non essendo standardizzati, vi è una certa variabilità negli intervalli di riferimento che non consente un confronto diretto tra i risultati dei vari test.[2] Le linee guida, infatti, menzionano i valori limite assoluti del TSH senza specificare gli IA utilizzati, poiché le concentrazioni di TSH possono variare a seconda del metodo di misurazione utilizzato.[2] Sebbene il Comitato IFCC per la standardizzazione dei test di funzionalità tiroidea abbia intrapreso un importante passo verso l’armonizzazione delle misurazioni del TSH, non è stato ancora implementato ed è necessaria cautela nell’interpretazione dei valori limite dei diversi laboratori e dei diversi IA utilizzati.[2]Inoltre, la maggior parte degli IA funziona bene in ampie coorti di pazienti sani, ma mostra difficoltà in diversi gruppi caratterizzati da una diversa composizione del sangue, come le donne incinte e i pazienti con insufficienza renale avanzata.[2]

La diagnosi e il monitoraggio dell'ipotiroidismo primario subclinico dunque in specifici gruppi di pazienti può determinare grandi difficoltà poiché tali gruppi non sono direttamente paragonabili a coorti di pazienti sani e le misurazioni di laboratorio  possono presentarsi in modo molto diverso.[2]

Bibliografia:

  1. Feldt-Rasmussen U. et al. Consequences of undertreatment of hypothyroidism. Endocrine. 2024 May;84(2):301-308. doi: 10.1007/s12020-023-03460-1. Epub 2023 Aug 9. PMID: 37556077;
  2. Jansen HI. et al. Hypothyroidism: The difficulty in attributing symptoms to their underlying cause. Front Endocrinol (Lausanne). 2023 Feb 6;14:1130661. doi: 10.3389/fendo.2023.1130661.
  3. Biondi B. Subclinical Hypothyroidism in Patients with Obesity and Metabolic Syndrome: A Narrative Review. Nutrients. 2023 Dec 27;16(1):87. doi: 10.3390/nu16010087.

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