Tommasa Maio (Fimmg): 18.000 operatori aggrediti dimostrano che la strada è ancora lunga. Aldo Grasselli (Fvm): E’ ora di una radicale trasformazione del Servizio sanitario nazionale altrimenti la salute non curata costerà cara
Nel 2023 sono state oltre 16mila le segnalazioni di aggressione: episodi di violenza fisica, verbale e contro la proprietà (cito ad esempio casi di auto danneggiate di proprietà di operatori sanitari)". A tratteggiare i numeri del fenomeno della violenza contro gli operatori sanitari e' il ministro della Salute Orazio Schillaci (Clicca qui per la video intervista) nel suo intervento in un evento organizzato dal Ministero in collaborazione con Inail per la giornata dedicata, che ricade il 12 marzo. Si tratta di una prima rilevazione che puntiamo a rendere ancora più strutturata nel corso di quest'anno e proprio ieri ho trasmesso la relazione sulle attività dell'"Osservatorio Nazionale sulla sicurezza degli esercenti, le professioni sanitarie e sociosanitarie" al Parlamento. "La sicurezza di chi lavora in sanità è stata da subito per me una priorità - aggiunge il ministro -. Per questo siamo intervenuti concretamente, già lo scorso anno, con norme a tutela degli operatori sanitari: abbiamo introdotto la procedibilità d'ufficio per chi aggredisce un operatore sanitario, inasprito le pene per gli aggressori e potenziato, insieme al Ministro Piantedosi, i presidi di polizia negli ospedali". "L'Osservatorio - prosegue - ha fornito specifiche proposte per l'aggiornamento della Raccomandazione n. 8 del 2007 per prevenire gli atti di violenza contro gli operatori sanitari. Nel corso di quest'anno, inoltre, partiranno attività formative rivolte agli operatori sanitari secondo i requisiti minimi standard che l'Osservatorio ha definito insieme ai rappresentanti di Agenas. La formazione, infatti, è essenziale per dare ai professionisti sanitari gli strumenti utili a prevenire e gestire il fenomeno della violenza. Così come è fondamentale informare e sensibilizzare i cittadini. L'aspetto culturale è cruciale e per questo abbiamo lanciato un'attività di sensibilizzazione, in collaborazione con le federazioni e gli ordini professionali".
«Purtroppo, ancora oggi dobbiamo registrare le tante aggressioni nei confronti di medici, infermieri e operatori sociosanitari.
"Il fenomeno delle aggressioni agli operatori del servizio sanitario nazionale è solo la punta dell’iceberg del malcontento generale verso una sanità che non sa dare risposte appropriate in tempo utile. E’ necessario che si renda accessibile la presa in carico di una popolazione che è la più anziana del pianeta e questo richiede mezzi, personale, risorse e organizzazione. Se i cittadini sono esasperati dal vedersi negate le cure ed il diritto alla salute garantito dalla Costituzione abbandonano ogni relazione con lo stato e e con la politica che dovrebbe rappresentare le istanze e trovare soluzioni. Questa sirena di allarme deve essere ascoltata, i decisori politici ai diversi livelli istituzionali sono responsabili del dissesto generale che comincia dalla carenza e disorganizzazione dei medici di famiglia sino ai livelli di alta specializzazione che stanno del SSN che sta consegnando professionisti di grande esperienza al privato. Gli operatori del Servizio sanitario nazionale continueranno ad essere esposti alle aggressioni e saranno sempre più indotti a andare a lavorare altrove, con meno rischi e più remunerazione" commenta il Presidente FVM Aldo Grasselli "E’ ora di una radicale trasformazione del Servizio sanitario nazionale, dal territorio all’ospedale, tutti devono fare la loro parte, altrimenti la salute non curata costerà cara non solo ai cittadini ma anche all’economia del paese" conclude Grasselli.
Angela Vacca, componente dell’ Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie per FVM ha sottolineato: "La relazione ONSEPS 2023, che fornisce i dati delle aggressioni al personale sanitario e socio sanitario, dà uno spaccato che solo in parte rispecchia la realtà dei fatti e per questo si dovrà ulteriormente lavorare per porre in evidenza il grave problema che riguarda i veterinari pubblici. Ciò è dovuto ad un sistema di rilevamento insufficiente da parte delle aziende e delle regioni, ma anche dalla sottostima dei fatti da parte di molti sanitari. Anche la rilevazione dei dati da parte degli Ordini professionali ha visto scarsa adesione da parte dei veterinari pubblici, mentre c’é stata maggiore risposta da parte dei liberi professionisti. La modifica ancora in corso della Raccomandazione 8, impegna le aziende a non sottostimare i dati denunciati da tutti i sanitari compresi i veterinari del Dipartimento di prevenzione e a valutare anche i livelli organizzativi che possono migliorare il rapporto tra utenti e professionisti. La legge 113/20 che pure prevede la procedibilità d’ufficio, l’aumento delle pene e ammende pecuniarie, non è certo sufficiente a prevenire il fenomeno. E’ necessario lavorare molto in prevenzione, implementando e migliorando il sistema organizzativo del SSN, avviare corsi di formazione sulla comprensione dei conflitti ai fini di una loro riduzione, ma soprattutto effettuare una attenta analisi dei rischi nei diversi contesti lavorativi al fine di individuare le migliori strategie applicabili".
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